Ammore e malavita (2017) dei Manetti bros

il lunedìfilm continua a macinare robaccia, senza andare a recuperare roba veramente interessante dal passato si prova a vedere cosa i Manettibros han saputo trarre fuori dal musicarello napoletano; le aspettative erano davvero davvero basse...
recensione di ammore e malavita dei fratelli manetti di onironautaidiosincratico.blogspot.it
come sempre, si inizia con una breve presentazione dei partecipanti, e poi le domande con le relative risposte  

alexa: giovanissima studentessa disoccupata, una pizza e mezza

erica: 26, studentessa a tempo pieno, patate e cioccolata
pietro: 27, studentepartimeincercadilavorofulltime, pizza con kebab


1.riassumi la trama in 140 caratteri
a:
e: su suggerimento della moglie, un boss mafioso finge la sua morte per non rischiarla più davvero provocando una catena di eventi improbabili
p: boss finge la propria morte, scatenando una serie inverosimile di vicende improbabili



2.che rapporto hai coi musical?
a:
e: mi piacciono un sacco! Ma sarà perché sono cresciuta con una overdose Disney in casa...
p: brutto: odio laggente che inizia a cantare per dire le cose, l’unico che ho apprezzato (credo per l’evidente imbarazzo degli attori/protagonisti) è stato Tano da morire; questo mi è sembrato un Lala land in salsa napoletano: fastidiosissimo in ogni suo aspetto, con pure una battuta di uno dei protagonisti “mica ora ti metterai a cantare, vero?”; belle le canzoni, soprattutto quella del boss sul trono di peperoncini in piazza del plebiscito, ma anche l’ammore ritrovato (“traduzione” di what a feeling) o scampia disco dance, o la canzone della serva, o al mio funerale; in tutte c’è una trovata filmica, oltre che una gradevole ironia verso il genere del musical, che rende ogni video di canzone una piccola perla del musical italiano


3.conoscevi i manettibros? hai visto altro loro? vedrai altro loro?
a:
e: non li conoscevo e non ho visto nient’altro, sembrano in gamba e se capiterà vedrò altro con piacere
p: abbondantemente: tranne la robba per la tv (eccettuata qualche puntata dell’ispettore Coliandro, diventato dopo la prima stagione insopportabile), tutti bei film, soprattutto pensando che loro son gli unici a fare, girare e produrre del genere in italia


4.cast appropriato?
a:
e: decisamente sì: perfetta Claudia Gerini con Carlo Buccirosso coppia perfetta, calati nel ruolo a meraviglia; Giampaolo Morelli bono abbastanza per fare il figo della storia; al posto di Serena Rossi forse avrei messo una ragazza dall’aspetto “meno forte”, col viso più ingenuo, qualcosa così, ma ammetto che anche la sua interpretazione non fa una piega.
p: Gerini sopra le righe (seppur bonissima), Buccirosso insopportabile (seppur ultimamente lo stia rivalutando), Morelli, Rossi e Raz perfetti, come tutti i comprimari e anche le comparse


5.amore per la città, o sfruttamento di napoli (è il secondo film “musicale” dei manetti ambientato nella città partenopea)?
a:
e: non lo so, da un lato c’è sicuramente uno sfruttamento economico per il discorso che Napoli attira come fosse un marchio famoso. Dall’altro però il film diventa l’occasione di mostrare i pregi di Napoli e far riflettere sui difetti, nella speranza di migliorarla, forse.
p: un pò e un pò, direi che si son trovati bene dopo song’e napule, e hanno voluto riprovare, spingendo ancor di più sul comparto musicale, riuscendoci, mettendo bene in evidenza le contraddizioni di una città come napoli, senza esaltare la figura del guappo o la sua vita strafiga (seppur il buon DonVincenzo viva tra macchinoni, casone con cassaforte e un universo di disponibilità, terrorizzata, nei suoi confronti)



6.un sacco di premi vinti, ma solo italiani, è un format inesportabile?
a:
e: sicuramente la caratterizzazione prettamente napoletana dei personaggi e l’uso del dialetto rendono infinitamente meno godibile questo film a chiunque non sia mai venuto a contatto in qualche modo con queste realtà. Io stessa, non sono stata in grado di capire appieno tutte le battute in dialetto ma non vedo come si possa avere la stessa resa in altre lingue, compreso l’italiano standard
p: nel mondo i buoni musical ci sono (pocherrimi), in italia no




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