Unbreakable (2000) di Manoj Nelliyattu Night Shyamalan

dopo aver visto Split, e col trailer di Glass che viene spammato su qualsiasi gruppo facebook di cinefili e sulla bacheca di qualsiasi cinefilo (un giorno farò un post su questa categoria pessima che c'è ultimamente in giro sul uebbe)
recensione ubreakable di onironautaidiosincratico.blogspot.com
Scena iniziale del treno meravigliosa, camera che si muove quasi continuamente, anche di pochissimo, ma continuamente, una camera leggera, un movimento che si percepisce solo dopo un pò, e solo prestandoci attenzione; allo stesso modo la scena del fumetto sconfezionato è da urlo, quasi ai livelli della caduta per le scale di Elijah (viene usata spesso la ripresa sottosopra per far vedere qualcosa da un punto di vista non convenzionale, diverso, particolare, che fa vedere come l'apparenza inganni e come il mondo non sia proprio come ce lo si aspetterebbe). 
Questo è il migliore film di supereroi, dove c'è la nascita vera, semplice, "normale" quasi come jeegrobot in salsa indian-murricana: la nascita del supereroe e insieme la nascita del nerdone (grazie alla mamma uno e grazie al figlio l'altro: due nuclei familiari spezzati) e grazie al quale nerdismo i due "eroi" si trovano. Due eroi che in realtà simboleggiano il bene contro il male (anche esteticamente), che sono gli opposti che si attraggono, ma che toccandosi generano tutti i casini che vengono raccontati, e che ne son causa ancor prima di essere consapevoli della propria condizione. Un supereroe molto più eroe che super: che cerca di risolvere piccoli problemi, di combattere la cattiveria partendo dal basso
Glass, citando Matteo, "l’uomo di vetro è detentore della conoscenza assoluta in virtù della stessa ontologia del suo corpo, quel vetro che consente la visione totale ma che, allo stesso tempo, condanna ad una vista offuscata", e questo dice tutto, spiega tutto e chiarifica tutto, senza bisogno di aggiungere null'altro. 
Il film è in pratica una difesa del fumetto come forma d'arte, come espressione molto alta, trasformata e schiacciata dentro la macchina del "commercio" per trasformarla in danaro (che comunque, oggi, ne permette la sopravvivenza), il tutto come un film degli anni '80: niente cellulari, gente che legge i giornali, tutto quasi fuori dal mondo o dentro un altro mondo
La macchina di Elijah è spettacolare: una Checker Marathon totalmente imbottita all'interno, in maniera molto raffinata (come tutto l'abbigliamento del buon Elijah): utilissimo sito per cercare le auto [http://www.imcdb.org].
La struttura è semplice, lineare (con qualche flashback per dare informazioni aggiuntive quando serve); lo stile è estremamente misurato: colori scuri, tante ambientazioni di sera, pochi esterni, volume sempre basso, un solo rallenti (quando serve), pochissimi effetti speciali (solo quando serve e pochissimo invasivi). Tanto cinema: nella prima scena il protagonista si leva e mette l'anello, fa già capire i problemi, che si rivedranno dopo l'incidente quando si danno la mano (seppur sia il figlio a "forzarli") per lasciarsela non appena iniziano a camminare: questo per dimostrare come sia possibile raccontare una storia, o meglio i suoi dettagli, o alcune delle sue parti, senza parole, senza bisogno di essere didascalici in ogni passaggio e banali e stereotipati nella caratterizzazione dei personaggi.
Bello il colpo di scena finale (non prevedibile, molto fumettoso): un giorno un saggio disse "il cinecomics funziona bene quando c'è un buon cattivo" e credo che questo film ne sia l'esempio lampante...



Commenti

  1. Il film che mi fece innamorare dei fumetti, quando ero giovincello e Shyamalan era uno dei miei registi preferiti.

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