Split (2017) di Manoj Nelliyattu Night Shyamalan

ringraziando l'uomo nella foto qui sotto (quello a sinistra), ho potuto vedere il film in anteprima, al cinema Ariston, con un paio di amici




Come sempre niente trailer (dopo essermi visto tutto Rambo6 con i vari trailer ho deciso che non ne avrei visti più, tranne quelli in sala prima del film), ho solo letto la recensione di Matteo e il suo post sull'incontro col regista.

La storia non è molto semplice, o meglio lo è, ma ha poi dei risvolti abbastanza contorti: un tizio rapisce 3 ragazzine e queste devono fuggire (sì in effetti è abbastanza semplice); e ci viene raccontata con alcuni flashback che aiutano a capire meglio il passato della protagonista (almeno sembrerebbe lei la protagonista).  L’evoluzione degli eventi ha una struttura abbastanza semplice, o almeno così sembra: si vede la storia in medias res (non utilizzavo questo termine dai compiti di italiano in III liceo) e poi, attraverso vari flashback troviamo il fil rouge che unisce le due storie (dei due protagonisti) fino al finale che un pò lascia con l’amaro in bocca, stravolgendo tutto quello che lo spettatore ha pensato/immaginato/ritenuto plausibile fino ad allora (caratteristica cara al buon Night).
Le inquadrature e i movimenti di macchina son divini, riescono a comunicare perfettamente quel che il regista (credo) vuole dire: insieme alle scenografie (da urlo, insieme alle architetture scelte per particolari inquadrature al limite del nauseante), che trasmettono in maniera maniacale e oserei dire dettagliata, il momento, la sensazione di estraniamento o totale affossamento, del momento appunto. Si inizia con dei titoli di testa inquietantissimi: uno schermo splittato che già spiega bene il film (non sono riuscito a contarli, se fossero o meno 23). Tanta camera a mano, che però non infastidisce la visione e non fa venire la nausea, enfatizzata soprattutto nei momenti di massima tensione, enfatizzando anch’essa. Le giovani, non bellissime, ma sode ragazze, vengono inquadrate come se fosse sempre e solo LaBestia a guardarle, con delle inquadrature degne di un maniaco sessuale, che danno allo spettatore la possibilità di fare il porco comodamente seduto in sala.
Oltre alla regia anche gli attori son perfetti per stare dove stanno: la ragazza è magistrale, una perfetta, bellissima e (s)conosciuta per TheWitch Anya Taylor-Joy; una cinquenne (non credo si possa dire, ma vabbè) Izzie Coffey interpreta la ragazza da bambina, anche se sembra un pò il buon Shyamalan
(qui regista, ma anche sceneggiatore, oltre che cammeo nella parte di un addetto alla sicurezza); gli appassionati di OITNB avranno riconosciuto nel “buon” zio John il caro Brad William Henke Piscatella; gli altri attori possono essere anche omessi, o sostituiti con dei cartonati, fanno personaggi semplici e banali, quasi scontati, che forse servono ad esaltare ancora di più James McAvoy: vero e potente mattatore di questa pellicola, unico, ma al contempo molteplice, interprete di questa schizofrenica storia che porta lo spettatore dentro e fuori la mente di un  malato, o forse di un nuovo supereroe. La citazione finale impone a tutti la predestinata visione di Unbreakable, col buon Willis  che per una volta non cerca campo col cellulare.
Due o tre citazioni/riferimenti:
  1. a parte l’origine parzialmente reale, della storia narrata;
  2. la donna mascherata, che ricorda un pò Hitchcock, forse anche poi nel finale;
  3. ma miss Fletcher che indaga vuole essere un riferimento a Peter Fischer??!?
Ovviamente vedere Unbreakable ora è d’obbligo, e rivedere anche il villaggio e la sua signora nell’acqua, e pure tutto il resto mi sa...


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