dopo aver sentito la recensione di PPP ho deciso di dare un'occasione a questa serie, nonostante l'originale da cui questo spin-off è tratto, non mi era particolarmente piaciuta e non ero riuscito a finire di vederla
La serie famoserrima in tutto il mondo, che passa dalle migliori, seppur sconosciute, cucine del mondo, alle migliori pasticcerie e barbecue, continua il suo percorso, tra premi e riconoscimenti, nelle più eccentriche pizzerie di 3 paesi: America, Giappone e Italia.
La scelta di non raccontare solo storie italiane, già due son troppe, è una piacevole variazione, anche perché sarebbe stato estremamente stereotipico e banale, ma anche similare; la scelta invece di raccontare delle pizze non convenzionali rende il racconto, complessivo, più interessante e variegato.
Nonostante la variazione delle persone, dei luoghi e delle storie raccontate il format è sempre lo stesso: presentazione, crescita, caduta drammatica e rinascita: le puntate quindi son tutte simili, guidando lo spettatore nell'approfondimento della storia del pizzaiolo, nel suo altalenante andamento, nello svilupparsi degli eventi, senza però diventare copia di sé stesso o uniformità.
Questa serie può piacere a chi apprezza prodotti come masterchef, dove il cibo è solo una scusa per raccontare storie: lo storytelling è qui ai massimi livelli, e la struttura delle puntate ricorda quella classica e stracitata e strastudiata della fiaba, con obiettivi, nemici, aiutanti, difficoltà aggiuntive, e soluzione finale con un "e vissero per sempre felici e contenti" che in questo caso contiene anche "coi figli", presenti in tutte le puntate come speranza per il futuro della pizza, ma non solo.
Ogni immagine, come sempre nelle serie di David Gelb, è perfettamente inquadrata, illuminata e girata, montata e musicata ad arte costituendo un piatto ottimo (la metafora è d'obbligo) che però risente di una ricetta sempre uguale, seppur bellissima e che dà buoni risultati, basata tanto sulla narrazione del piatto più che sugli ingredienti, tanto decantati e raccontati dalle immagini e dalle parole.
Ogni puntata racconta quindi un essere umano che ha lottato contro qualcosa per affermarsi ed essere sé stesso al massimo livello, senza interessarsi troppo alle opinioni della società circostante, ma interessandosi molto ai recensori e giornalisti gastronomici (quelli veri, non gli stronzi che fanno video orripilanti e epilettici su instagram sentendosi conoscitori della cucina, solo perché qualche localino regala loro un pranzo o una cena e perché usano l'hashtag #FOODPORN, descrivendo tutto con un solo aggettivo ripetuto più volte nel corso del breve video).
Le differenze tra i vari registi sono talmente impercettibili che credo sia anche inutile nominarli tutti, lo stile è talmente plafonato a quello che lo stesso programma ha originato da rendere superflua la figura del regista in ogni suo aspetto.
La serie alla fine è quindi un gigantesco spot per questi sei pizzaioli in giro per il mondo che di certo, come gli altri partecipanti alle altre stagioni, beneficeranno di un aumento di prenotazioni e visite grazie alla portata mondiale di Netflix.
qui sotto il trailer, peccato non si trovi la sigla iniziale che è veramente meravigliosa, e non è stata saltata neanche una volta
mentre leggete la recensione (ma anche dopo) ascoltate sua santità Vivaldi, che male non fa
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SCRIVI PURE: chiunque spara cazzate, perché non dovresti tu?
però ricorda, se devi offendere, fallo con stile!