Freaks out (2021) di Gabriele Mainetti

il #martedìfilm torna in parte in presenza, e grazie a primevideo abbiamo potuto vedere il film del buon Mainetti che sembra risollevare un minimo il cinema italiano impantanato in commedie romantiche e drammoni
recensione di Freaks out di onironautaidiosincratico.blogspot.it


come sempre, prima della recensione una breve presentazione di ogni partecipante (nome, età, occupazione, piatto preferito, città)

Chiara: 24, social media manager sfruttata, uova, catania

erica: 29, studentessa dottoranda, patate, catania

Paola: 26, donna, disoccupata disperata, pasta con le patate (rigorosamente quella fatta da mamma), catania

Pietro: 33, studentepartimeincercadilavorofulltime, pizza con kebab, catania



1. riassumi la trama in 140 caratteri

C: Roma, Seconda guerra mondiale, la Capitale è scenario di bombardamenti tra nazisti e Alleati (Nu casino insomma). Quattro amici con speciali poteri lavorano come circensi per Israel, capo e figura paterna. Israel scompare e i quattro si mettono alla ricerca chi di un nuovo lavoro, chi del padre scomparso. (abbonatemi sti caratteri please)

e: Quattro (+1) circensi dagli strani poteri devono affrontare la seconda guerra mondiale e un altro pazzo strano megalomane che vede il futuro.

Pa: Un mix tra gli x men e alladin in uno scenario dettato da bombardamenti e battute in romanaccio. Come sopra, WWII. Ah e insetti, tanti insetti.

Pi: un gruppo di freaks combatte contro i nazisti per salvare il capo ebreo



2. film incentrato sulla guerra oppure film universale?

C: La guerra è scenario ma tema centrale del film. Viene utilizzata la narrazione dei ragazzi con poteri speciali per vagliare sulla pellicola gli orrori che la guerra porta con sé e gli esperimenti disumani effettuati durante la seconda guerra mondiale dai nazisti.

e: La guerra è al centro della storia, ancor più dei super poteri. Il film ci mostra l’orrore della guerra e della violenza in varie forme; ci mostra gli effetti che la guerra ha sulle persone dagli atti di estrema solidarietà (come la ragazza che salva un neonato ebreo dicendo che è figlio suo) all’accettazione della violenza estrema (come nel caso del gobbo e degli altri guerriglieri), dalla follia dell’antagonista alla sudditanza cieca dell’esercito tedesco; ci mostra che in guerra si muore e non ci sono superpoteri che bastino per salvare tutti.

Pa: Cito un filmone, (La strada per El Dorado), “both? both? both is good.” La guerra è sicuramente protagonista importante del film, non penso si possa dire molto altro su di essa (leggete Erica che è brava) ma grazie alla regia, alla sceneggiatura e alla colonna sonora il film diventa un milkshake conosciuto ma che ti fa sentire un brividino prima di assaggiarlo (cioccolato e patatine fritte per intenderci).

Pi: la guerra fa da sfondo alla storia, ma contestualmente è uno dei motori della storia: senza la guerra e i nazisti non ci sarebbe stata la storia del film; generalmente poi un film di guerra non è mai "solo" un film di guerra, ma è una scusa del regista e degli sceneggiatori (in questo caso c'è sempre Mainetti di mezzo) per raccontare la società, uno spunto che permette di esporre l'umanità in ogni sua sfaccettatura a partire dai momenti più bui della storia, che spesso possono portare la gente a mostrare ed esplicitare la bellezza della propria luminosità (in ogni senso)



3. che ruolo ha la famiglia?

C: La famiglia che si crea tra i ragazzi e Israel è una scelta, non consanguinea. Per cui viene messo in risalto il legame creato tra i 5 personaggi, disposti anche a rischiare la vita pur di trovare Israel o di salvarsi a vicenda. Un’ulteriore famiglia che viene riportata sulla scena è quella partigiana, ovvero numerosi uomini e donne che si uniscono in un tutt’uno per eliminare il nemico. Cosa unisce i partigiani come una famiglia? Lo scopo comune e condiviso, che porterà a liberare prima la Capitale e poi la Penisola.

e: L’idea di famiglia presentata nel film è quella di un gruppo di persone legate profondamente da valori e necessità comuni. I protagonisti sono stati rifiutati o abbandonati dalle famiglie biologiche per le proprie “particolarità” che non avrebbero permesso loro una vita “normale”, hanno trovato l’uno nell’altro accettazione, affetto e l’opportunità di condurre una vita sicura all’interno del circo. Un’altra forma di famiglia è rappresentata dai partigiani, accomunati dall’obiettivo comune e dall’essere tutti un po’ ammaccati e con qualche parte del corpo mancante. In entrambi i casi, la famiglia è l’esempio lampante del motto “l’unione fa la forza”.

Pa: Freaks out ci spara due ore e + di “found family”, molto oltre i legami di sangue. Insomma, senza la famiglia non si va avanti, basta notare come con la mancanza di un solo membro, qualunque esso sia, tutto va a rotoli.

Pi: come con la guerra la famiglia è la causa di, e la soluzione a, ogni problema della vita, citando un maestro di vita e una guida spirituale: la famiglia mancata è quella che crea la famiglia "nuova" di freaks che è protagonista della storia, e la ricerca di questa famiglia, l'intenzionalità di mantenere e sostenere questa famiglia adottiva, che la vita ha appioppato loro, determina lo svolgersi degli eventi; peccato non aver sfruttato la donna barbuta, che poteva diventare madre di una stirpa di giovani e pelosi esserini, se non altro per dar torto ad una delle "visioni" futuristiche di Franz



4. chi è il vero freak del titolo?

C: Franz (aveva sei dita, cioè. Ed era nazista…pazzo, folle e vedeva il futuro)

e: chi crede che esista una sola e vera normalità, chi vede gli altri come sbagliati e chi non riesce ad apprezzare le particolarità di ciascuno.

Pa: lo spettatore

Pi: mi verrebbe da dire che "tutti siamo speciali e allora nessuno è speciale, quindi tutti abbiamo una cosa particolare e quindi nessuno è veramente diverso", ma qui parliamo di uno che piega i fucili a mani nude (come già faceva nel precedente film del regista, però meno coperto di peli), di una che ha il fuoco dentro, un comanda-blatte e un uomo veramente magnetico, oltre al cattivo con 2 dita extra e le svisioni dal futuro, quindi i freaks propriamente detti son loro, anche perché ne vediamo pochi altri personaggi, che non siano freak propriamente detti



5. cast adeguato o cambieresti qualcuno?

C: Cast adeguato, in armonia nell’insieme.

e: tutti veramente bravi, mi ha colpito vedere attori italiani e tedeschi insieme, l’ho trovata un’ottima scelta. Se dovessi trovare una pecca minuscola direi che la ragazzina (Aurora Giovinazzo) ha un “sound” un po’ troppo precisino, un po’ da attrice studiata che parla in dizione e si concentra in sala di doppiaggio… ma ciò non pregiudica comunque la buona riuscita del personaggio.

Pa: nah, funzionano bene. Soprattutto insieme.

Pi: la scelta del cast è particolarmente azzeccata: Santamaria adorabile anche sotto tutti quei peli; Giovinazzo in parte, seppur un pò troppo incasellata; il giovane Castellitto tiene alto il buon nome di famiglia; Rogowski folle quanto debole in un personaggio quasi perfetto; Mazzotta che sta fuori come un balcone ed è meraviglioso vederlo lì



6. conoscevi già Mainetti, lo seguirai, cercherai i suoi lavori?

C: No non conoscevo in precedenza il regista, ma ho apprezzato questo lavoro, di cui solitamente ho pregiudizi verso il cast prettamente italiano

e: lo conoscevo per Lo chiamavano Jeeg Robot (film che ho apprezzato tantissimo) e penso proprio di non voler perdere i suoi prossimi lavori. Trovo che abbia trovato un modo molto originale e profondo per parlare di superpoteri, supereroi e tematiche sociali.

Pa: Conoscevo solo di nome, approfondirò sicuramente.

Pi: conosciuto grazie ad Adriano Mosca nel pessimo medico in una famiglia che più disfunzionale non si può, dove zie diventano mamme, però non sia mai che facciamo adottare un bambino a una coppia dello stesso sesso che Papa Ciccio non vuole, è stata una vera scoperta vedere prima i corti (linkati qui sotto) e poi Lo chiamavano Jeeg Robot, che riesce davvero a dimostrare come il cinema italiano può essere fatto, e pure bene, senza i miliardi hoolywodiani, senza però essere provinciale o banale (rimanendo comunque romacentrico, ma è colpa delle case di produzione e di tutta l'industria che sta lì, c'ha provato Salvatores a girare un film italiano non a Roma, facendo anche un prodotto molto molto carino, soprattutto per i più giovani, ma che è passato praticamente invisibilmente sotto traccia); il problema del cinema italiano è che non riesce a cogliere la potenzialità di queste produzioni, continuando a proporre al mondo intero solo inutili, prevedibili e mal fatte commedie all'italiana




qui sotto un pò di link utili


basette, il primo cortometraggio del regista


tiger boy, altro cortometraggio, base per il "suo" jeeg robot


making of col regista


recensione del sommo


puntata speciale di SuonA Tipo Bene sulla colonna sonora


e qui la colonna sonora per intero

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