Birds of Prey (And the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn) (2020) di Cathy Yan

l'unica cosa positiva, se così si può dire, è la citazione all'uccello di Inarritu (che poi parlare di citazione solo perché c'è "bird" e un sottotitolo tra parentesi mi sembra esagerato e stupido, ma tutti la riportano come citazione, vista anche la presenza del buon bat-keaton, e allora riportiamola anche qui come tale)
recensione di birds of Prey di onironautaidiosincratico.blogspot.it

È davvero incomprensibile e inconcepibile come il mondo del fumetto stia monopolizzando il cinema, come tutti, partendo dagli usa e poi diramandosi in ogni direzione regionale e temporale, vedono nel cinecomics, ennesima e banale declinazione del cinema d'azione, l'unica parte remunerativa del cinema degli ultimi anni; se aggiungiamo a questa "fumettizzazione" del cinema anche la serialità è praticamente finita: è iniziato tutto con le trilogie, diventate poi tetralogie, e trasformate infine, con un processo kafkiano, in UNIVERSI CINEMATOGRAFICI, che altro non sono che un frankenstein di generi e film, attori e personaggi, messi insieme malamente, e con l'unico scopo di fare soldi (il cinema è sempre stato indistria, ma qui siamo ai livelli più bassi artisticamente parlando che si siano mai visti e stranamente c'è disney dietro a questo piano per appiattire e banalizzare il cinema in toto).
Oltre al problema generico del cinema degli ultimi anni si aggiunge quello di voler essere trasgressivi a tutti i costi (rimanendo però nel PEGI più basso possibile che non sia mai che facciamo un film vietato ai 3enni) con quindi una serie di battutine che definirle telefonate sarebbe offendere l'intelligenza del pubblico, e sono quasi ai livelli dei dadjokes o forse anche peggio; ma alla banale ironia, alla rottura della quarta parete anch'essa banale, si aggiunge la voglia di far diventare DONNA ogni cosa, visto che va di moda: e allora regista donna, sceneggiatrice donna, produ(a)ttrice donna e ogni cosa rimanda, in maniera più didascalica possibile, alla femminilità, alle lotte delle donne, al vaginapower in ogni sua forma (tranne quelle sessuali che sennò ommioddio); in aggiunta ci sta pure un velato rapporto omosessuale buttato in mezzo con disinteresse e nessuna conseguenza, tutto condito da una bambina/ragazzina che vuole diventare forte e cazzuta (in effetti è vero che la lingua è machista) come la protagonista. Ci sono registi e film molto più femminili, che inneggiano alla femminilità, che raccontano personaggi femminili enormi e sfaccettati, Tarantino su tutti, ma lì bisogna leggere tra le righe, capire, approfondire, notare le sfumature e i dettagli, e quindi per molti quelli non sono film femminili o femministi, c'è bisogno di prendere storie e "DECLINARLE AL FEMMINILE" per molti spettatori, sembra quasi che il film debba abbassarsi al livello dello spettatore e non che lo spettatore, grazie al film, possa innalzarsi a qualcosa di più, peccato.
Fuorviante il titolo: è un film su Harley Quinn e non sulle birds of prey, sarebbe un pò come chiamare caponata una parmigiana, non è brutta affatto, ci sono ingredienti simili, ma non sono la stessa cosa, e fai generare al fruitore finale delle aspettative che poi non saranno mai raggiunte.
Inutile parlare di regia e sceneggiatura: buchi e scavallamenti di campo come se piovesse, siamo nel mondo di Batman e Joker ma non si vedono direttamente né si percepisce la loro presenza, la regia è banale e scontata, prevedibile e lineare che sembra di vedere le peggiori pubblicità dei profumi con una patinatura del tutto che rende la visione mielosa, al limite dello stucchevole, le scene d'azione sembrano scenografate e girate da Steven Seagal (chi vede questo come un complimento ha qualche problema a concepire bene il significato di scena, inquadratura, azione, movimento, montaggio e cinema in generale).
La colonna sonora richiama i trailer di ultima generazione (con canzoni famose rallentate e intristite) e non dà nulla di più al film, non è sfruttata in alcun modo, se non richiamando sonorità conosciute per un pubblico più ampio possibile.
Le attrici tutte brave, tutte in parte, tutte super stereotipate e inserire in una sola categoria di stereotipizzazione in modo da risultare più comprensibili possibile anche a chi non ha visto altro che cinecomics, rendendo il tutto di una piattezza che manco l'elettroencefalogramma di chi insulta Margot Robbie o Dua Lipa per i loro """"""""""""difetti"""""""""""" riesce a raggiungere, il tutto condito da dialoghi che definire agghiaggianti è insultare l'agghiacciante come categoria di pensiero.
Se si vuole "staccare la testa" per 109 minuti è il film perfetto (la scena migliore è quella del panino, e non si sa fino a che punto è un bene), ma per fortuna il cinema è tanto altro e tanto meglio.




qui il trailer...

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