Uccellacci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini

la domenica era fantascienza, ma questa volta invece PPP, che è talmente tanto reale da sembrare fantascienza
recensione di uccellacci e uccellini di onironautaidiosincratico.blogspot.it


La trama è semplice: padre e figlio vagano per le borgate romane per sbrigare qualche faccenda, e intanto incontrano un'umanità variegata, che permette una riflessione sul mondo che li circonda.

La fiaba che racconta la società dell'epoca, e non solo, viene interrotta, spiegata e approfondita dall'arrivo di un corvo, simbolo di un intellettuale di sinistra (c'è anche un cartello che lo dice esplicitamente al pubblico, nel caso in cui non fosse abbastanza chiaro), che racconta esso stesso una fiaba, che è rappresentazione della stessa rappresentazione: una sorta di metafiaba, che esplicita ancora più chiaramente e quasi didascalicamente la storia principale.

Il cast è meraviglioso: Totò e Ninetto Davoli riescono a essere entrambi perfettamente calati nel loro ruolo, uno il maestro, quasi padre dell'altro, senza però essere banali o scontati nelle loro interpretazioni.

Le musiche, del sommo e perfetto maestro Morricone, sono esattamente quello che serve in ogni momento (in vari passaggi sembra di sentire fischia il vento, che è l'unica cosa sentibile se fai un film con un corvo che rappresenta un intellettuale di sinistra di metà '900), a partire dai titoli di coda, cantati da Modugno, che riescono ad essere innovativi, particolari e memorabili (e poi mai neanche imitati), per tutti quelli che "whatchman ha creato qualcosa di unico nel suo genere coi suoi titoli di testa".

Quello che fa PPP in questo film è generare una strana coppia, prima che tutti i peggiori registucoli e sceneggiatorucoli la smembrassero e la portassero alla più totale banalità, finendo per relegarla ad una commedia stupida, spesso volgare, piena di giochi e battute che potrebbero far ridere dei bambini, ma che nulla apportano alla settima arte: qui invece il rapporto tra i due è alla base della narrazione, e in alcuni casi i personaggi si scambiano i ruoli, rimanendo entrambi come dei bambini pronti a stupirsi di ogni cosa che accade loro o anche solo intorno, incontrata quasi per caso, ma sempre utile allo svolgersi degli eventi e della narrazione.

Il film sembra quasi voler ricordare il cinema muto, con un Totò che in alcuni passaggi ricorda Charlot sia nei modi che nell'atteggiamento nei confronti di un mondo circostante molto simile agli Stati Uniti post crisi del '29, con edifici devastati, strade in costruzione e macerie ovunque (qui come sono oggi quei luoghi, purtroppo immemori di quel che hanno vissuto e raccontato), però al contempo pieno di umanità, pieno di storie da raccontare, pieno di voglia di rinascere, di amare, di vivere.

Altro elemento che ricorda un pò il cinema muto sono i cartelli messi a separare i capitoli, per chi si fosse distratto; e a proposito di cartelli ci sono 3 elementi inaspettati (e forse per questo ancor più belli) nel film: un cartello stradale per Cuba, uno per Instanbul e uno del primo incontro nazionale dei "Dentisti Dantisti", e credo di aver detto tutto.

Anche qui, come nel 90% dei film italiani del secondo dopoguerra, il product placement di Cinzano è presente (dove non è presente Cinzano c'è Martini) e vorrei sapere in quanti questi due marchi son stati produttori, produttori esecutivi o semplici investitori, perché non riesco a ricordarne uno solo dove non c'era una bella inquadratura su un cartellone per strada, un lamierino in un bar chic, una bottiglia in una bettola o una discussione tra il barista e uno dei protagonisti.

Alla critica dell'epoca il film piacque, ricevette pure qualche premio, ma laggente non apprezzò molto, e di tutti i film con Totò è quello che registro gli incassi più bassi: e questo dovrebbe essere la dimostrazione che al "popolo" piacciono tendenzialmente film di merda (ci sarà un motivo se il film coi maggiori incassi della storia è Avengers e se quello italiano è di Checco Zalone)




il film completo, finché dura e pure il trailer, che dovrebbe durare di più, si spera

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