Il conformista (1970) di Bernardo Bertolucci

"il fascismo ha fatto anche cose buone" tipo permettere ad artisti del calibro di Bertolucci di mostrarci quando schifo abbia fatto il fascismo e, soprattutto, chi l'ha sostenuto
recensione di il conformista di onironautaidiosincratico.blogspot.it


come sempre, prima della recensione una breve presentazione di ogni partecipante (nome, età, occupazione, piatto preferito, città)


eRica: 27, donna, studentessa, patate, catania
Fabrizio: 30, uomo, ingegnere, pasta, torino
Pietro: 31, uomo, studentepartimeincercadilavorofulltime, pizza con kebab, catania

Al solito la mia ignoranza cinematografica mi precede e non avevo idea di chi fosse il regista, quindi non sapevo neanche di aver visto ben altri due suoi film (Ultimo tango a Parigi e The dreamers). Questo film, degli anni ‘70, l’ho trovato molto moderno sotto molti aspetti.

Quando il cinema è fatto bene è davvero senza tempo, anche perché, fondamentalmente, l'essere umano non è cambiato molto negli ultimi tre/quattromila anni.

Primo su tutti il fatto che i riferimenti all’omosessualità sono sfaccettati, non è un manifesto pro-lgbt, ma una mera constatazione dei fatti: l’attrazione omosessuale esiste, a volte può creare problemi, altre no. Comunque, il punto centrale della storia, seppur incentrata molto sulla politica, è la continua ricerca di identità del protagonista, che vuole a tutti i costi essere “normale” e conformarsi (come da titolo), problema molto moderno, a parer mio, e trattato in maniera non superficiale.

Come la qualità di cui sopra anche qui il tempo non conta: la ricerca dell'identità è una ricerca dell'uomo che molto probabilmente non avrà mai soluzione, quindi saperla raccontare è capacità di raccontare l'uomo, a prescindere dal suo colore, dalla sua religione o della sua collocazione politica (che certo però se sei un fascio di merda si vede).

In secondo luogo mi hanno colpito alcune inquadrature “storte” molto suggestive, al solito, nella mia ignoranza il cinema degli anni ‘70 lo vedevo tipo come la preistoria…

Bertolucci conosce il cinema, sa usare il cinema, sa fare il cinema, e sfrutta tutto quello che ha: la sua arte è riconoscibile, e questo lo rende autore prima e sopra di tanti altri che oggi si reputano tali, e si autoproclamano artisti.

Alla fine del film non ho pensato solo “che pezzo di merda” ma anche “chissà però quanti problemi, se ci fossi stata io lì, non sarei stata altrettanto vigliacca, forse giusto un po’?”.

Sicuramente la situazione fa l'uomo ladro, ma lui di base è una merda, e tutto il suo atteggiamento è dimostrazione di un qualunquismo, di un trasformismo pur di "stare a galla", tipico dell'italico medio, che porta ad avere la situazione politica e sociale attuale: a nessuno frega un cazzo di niente se non di sé stessi (Renzi docet in questi giorni).

Continuo questo flusso di pensieri con una riflessione che ho avuto modo già di fare qualche tempo fa: nei pochi film “vecchi” che ho visto, spesso ci sono lingue diverse, attori di paesi diversi, produzioni in collaborazione tra nazioni diverse… dove sono finite queste cose? non dovrebbe esserci adesso la globalizzazione e il superamento dei confini? non è che erano già superati e ora si sta solo appiattendo tutto? Boh… non lo so.

La globalizzazione c'era e c'è ancora, ma ormai ci si appiattisce sulle produzioni netflix: un piattume generale, sempre uguale, sempre banale (non sia mai parlare di un tema che non sia trending top al momento, men che meno affrontarlo in maniera non banale o prevedibile e scontata), magari scopiazzando e citando gli anni '80, che fanno schifo, hanno fatto schifo, però c'è da citarli.

Concludo con un complimento gratuito alla bellezza e bravura di Stefania Sandrelli, soprattutto quando fa la rincoglionita.

Il conformista gira intorno a due aspetti umani fondamentali: sessualità e società. Film politico tratto dall'omonimo romanzo di Moravia, il film si concentra sul protagonista, membro della polizia segreta fascista ed ex studente di filosofia, magnificamente interpretato da Trintignant.

Il romanzo di Moravia come fonte e ispirazione (non un videogame o una cagata presa dal uebbe o dai maledetti anni '80) e la politica come sfondo e protagonista, perché in fondo tutte le scelte del protagonista sono determinate e condizionate dalla politica, che è quindi il motore e l'obiettivo di tutti, una causa di e soluzione a ogni problema della vita.

Il titolo è già la chiave di lettura di tutto il film: Marcello (questo il nome del protagonista) vive la sua vita come in una sorta di languida e ovattata realtà, si conforma alle norme sociali, sessuali e politiche del suo tempo per illudersi di avere la normalità. Marcello è in realtà marcio, finto, costruito, morto dentro.

È il suo essere conformista a renderlo marcio, il suo bisogno di adattarsi agli altri per trovare sé stesso, il riuscire ad avere una identità solo in quello che gli altri credono di te, senza dare alcuna importanza a ciò che sei davvero, a ciò che vuoi davvero da te e da chi ti sta intorno: l'anticamera, meravigliosamente ornata, della frustrazione perenne, madre della stragrande maggioranza dei problemi.

La relazione che intrattiene con una giovanissima Stefania Sandrelli, bravissima e bellissima, sfocerà nel matrimonio, contratto sociale avulso da qualsiasi dimensione affettiva personale. Molto bella la scena di sesso sul treno: luci, voci, musiche, costruiscono l'atmosfera perfetta per quel momento. Sempre di fotografia, splendida in questo film, parliamo a proposito della scena nell'ufficio del suo professore di filosofia. La descrizione del mito della caverna di Platone è reso magico dalla composizione delle immagini a opera della fotografia che filtra dentro la stanza e la camera magistralmente diretta da Bertolucci.

L'arte e la filosofia, quelle alte, quelle VERE mi verrebbe da dire, entrano prepotenti nel film, come in tutte i capolavori (da qui non solo è nato un genere, o meglio, un modo di fare film, ma gli epigoni avrebbero avuto da allora, e dopo il tango parigino, un maestro da imitare a cui aspirare) e come in tutti i capolavori non riescono a sovrastare l'arte stessa del film, diventandone però accompagnamento e condimento, come un ottimo contorno accompagna un ottimo piatto.

Film complesso perché esplora la psicologia del protagonista in un momento storico rilevante per il Novecento. La narrazione si sposta da una Roma fredda e fascista, fatta di palazzi freddi, ordini perentori e desideri repressi, verso una Parigi affascinante, piena di luci, vivace, sessualmente attiva.

Parigi non ha avuto il Papa, ha fatto la rivoluzione ed è piena di immigrati dall'Africa, strano che sia più evoluta, più divertente, più satura di arte e cultura, chissà mai cosa sarà stato a renderla speciale...

E si ritorna ai temi che percorrono in modo costante tutta la pellicola: eros e ethos. Onnipresenti, silenziosi, repressi e oppressi.



qui il link che forse il video qua incorporato non funziona il film completo in fullHD

Commenti

  1. C'entra poco con il film in sé, ma la parola più ricorrente quando si osserva il cinema italiano da credo la fine degli anni 80 a oggi è "crisi" (a parte ogni tanto qualche svolta positiva per fortuna). Tuttavia la stessa gente che parla di crisi spesso e volentieri non fa quello "sforzo" di recuperare certi film che il mondo invidiava all'Italia -io rientro nella categoria, ed infatti questo film non l'ho visto- verrebbe da pensarci, al liceo ci facevano studiare il neorealismo, citavano ladri di biciclette ma mica ce lo hanno fatto vedere.. nella stessa scuola c'erano gli studenti che si autodefinivano fascisti, praticamente darsi della merda da soli. In compenso abbiamo visto pearl harbor porca eva bagascia, però kate beckinsale quindi ok pazienza, ma a cultura cinematografica in generale male proprio

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    1. analisi impeccabile: quello che manca davvero è una cultura cinefila (la cosa che sento dire di più sui film "vecchi" è: MBAAARE HANNO INVENTATO I COLORI, NON HA SENSO VEDERE ROBA IN BIANCO E NERO!!!!

      e purtroppo sono in tanti a pensarlo, anche tra chi si definisce cinefilo o amante del cinema. Detto questo sulla scuola italiana si potrebbe aprire una parentesi tanto lunga da coprire 3 o 4 millenni a seguire, allo stesso modo sale "d'essai" o cinema estivi difficilmente porta(va)no questi film, solo da qualche anno si sta rivalutando la roba vecchia, di un certo livello, per fortuna.

      La crisi comunque è una cosa che si trova in Dante, in Napoleone e pure in Cesare, quindi mi sa che è proprio un concetto umano, facente parte dell'uomo in quanto tale, indipendentemente dalla situazione o dall'ambiente..

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