Guns akimbo (2019) di Jason Lei Howden

questo 2020 sempre più confusionario per il cinema, riserva roba bellissima, nonostante non vada manco in sala (sala che molto probabilmente diverrà solo un passatempo per i veri e vecchi appassionati, roba che i gGGgGGggGgiovani capiranno sempre meno); prime offre questa sottospecie di storia d'amore, con venature familiaristiche che parte da un semplice presupposto: se è difficile mangiare con le bacchette quanto deve essere farlo con due pistole?
recensione di guns akimbo di onironautaidiosincratico.blogspot.it
come sempre, prima della recensione una breve presentazione di ogni partecipante (nome, età, occupazione, piatto preferito, città)


eRica: 27, donna, studentessa, patate, catania 

Pietro: 31, uomo, studentepartimeincercadilavorofulltime, pizza con kebab, catania 


OMMIODDIO che film spettacolare! Non me lo aspettavo così tanto coinvolgente, giuro che non sono riuscita a staccare gli occhi dallo schermo, e per me che a casa ho sempre il telefono in mano è molto difficile!

Film estremamente attivo e pieno di azione, nonostante l’esagerata esagerazione ti spinge a stare attento per tutto il tempo, senza mai distrarti, cercando di capire dove andrà a parare e come ci arriverà.

Il film è pieno pieno di contrasti: dalla fotografia satura e contrastata ai movimenti di macchina esagerati e poi fermi, dalla violenza al romanticismo, dalle scene comiche a quelle con morali profonde. A ripensarci sembra una super accozzaglia di generi e cose, ma vedendolo risulta estremamente equilibrato, con delle cose inaspettate nei punti giusti per mantenere altissima l’attenzione e alcune cose prevedibili per farci sentire “a casa”.

C’è tutto e il contrario di tutto, le esagerazioni sono utili e funzionali alla narrazione, dalle animazioni ai movimenti esagerati della macchina da presa, passando per un’interpretazione forse un pò sopra le righe di entrambi i protagonisti.

Il cast è semplicemente perfetto: Daniel Radcliffe si conferma un bravo attore, nonostante il ruolo di Harry gli rimarrà appiccicato ancora a lungo, Samara Weaving (che ha imparato meravigliosamente dallo zio)è la psicopatica perfetta come anche Ned Dennehy è il perfetto cattivo viscido e sadico (sul cattivo perfetto mi permetto di dissentire: è scialbino, cattivo sì, ma senza un background, né un obiettivo se non quello di essere cattivo, allo stesso modo i suoi scagnozzi non hanno alcuna caratterizzazione e son cattivi giusto perché stanno dal lato sbagliato [il giochetto delle M&M's è stupido e magari banale, ma funziona, e chiarisce un ruolo già abbastanza chiaro dopo la prima inquadratura, che però diventa funzionale alla narrazione senza comunque scadere nel banale o scontato, seppur prevedibile]).

Oltre al cast perfetto in originale, come già detto dal* mi* compagn* di visione, è fantastico che in italiano ci sia lo stesso doppiatore per Radcliffe, so che sembra una cosa stupida e che i film andrebbero visti in originale per apprezzare le doti recitative e bla bla bla, però non sempre si ha lo sbatti di vederlo in lingua e di stare così tanto attento alla recitazione, quindi lode al direttore del doppiaggio.

La critica alla società, sempre più vicina a questa realtà distopica, non risulta né didascalica né prolissa né pesante, ma c’è.

La società è un pelino distopica, ma neanche troppo, raccontando quello che stiamo vivendo in questo periodo, senza però mai diventare stucchevolte o banale: vediamo sì un nerdaccio sfigatello (nonostante un lavoro non male, un appartamento fiquissimo pieno di roba costosa e estremamente ben organizzato e pulito) però senza tutta la classica narrazione del loser che ce la fa (lo dice anche Miles stesso durante una scena); l'unica nota stonata è il ruolo dell'amico, di cui credo non sappiamo neanche il nome, che c'è solo finché serve, poi BAM sparisce e fine, sembrando proprio uno di quei personaggi inserito solo fino a quando serve e poi nulla più.

Dovete vederlo, è super elettrizzante, sul serio. Però solo se non vi impressiona il sangue eh. Un film troppo figo. E chiudo.

Le citazioni si sprecano, e anche i riferimenti: le grafiche da Scott Pilgrim, i problemi domestici di Edward mani di forbice (forse anche più di Edward mani di pene, ma questa è un'altra storia, si vede anche un pene in scena, palesemente finto, ma si vede), Pulp Fiction per la morte sul cesso, Crank per l'ambientazione urbana, Shoot'em Up per i colori e una puntata (meno violenta ma più sboccata) di Black mirror per la condizione distopica e la tecnologia che sembra divorare l'umanità dell'umanità. 

La musica ha un ruolo fondamentale (forse più del montaggio, che riesce ad essere schizzato quando serve e "semplice" nei punti giusti): right round in una versione disco che fa paura, nel momento del crescendo d'azione, che sembra essere lei, ma non ne sei sicuro finché non parte il ritornello mentre esplodono tutte le esplosioni possibili è PERFETTA; poi parte McHammer quando lei prende il martello e lì ci si scioglie dalla goduria citazionista finendo per essere inglobati dal divano; fino poi a completare con when the shit goes down dei Cypress Hill citata dal barbone. 

Il finale è molto più profondo di quel che sembra: l'evoluzione è avvenuta totalmente, e Miles non è più quello di prima, né mai potrà tornare ad esserlo.

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