Ghost in the shell (2017) di Rupert Sanders

matineé di non-studio, netflix ti tenta, di fare il cinefilo impegnato non c'è né voglia né possibilità e si va su questo, conosciuto, almeno da me, solo per la presenza della meravigliosamente bellissima Scarlett p.s. il primo che mi fa un'altra volta il confronto col manga, con l'anime, col fumetto, col tatuaggio di assuocugginochecipiaccionolecosegiappo lo mando a fanculo: se guardo un film voglio vedere un fottuto film, e parlare di quel film, senza aver dovuto vedere/leggere (comunque questo film, e tutto il clamore che c'è stato intorno, potrebbero anche essere una buona base da cui partire per conoscere l'opera originale, senza bisogno di essere estremisti puristi dell'opera)
recensione di Ghost in the shell di Rupert Sanders con Scarlett Johansson onironautaidiosincratico
In un futuro distopico (ma forse più realista di tante altre robacce da cinema) una ragazzina viene coinvolta in un incidente con dei superterroristicattivissimi, una società di robotica decide di trasferire la sua anima (ghost) in un corpo bionico (shell), facendola diventare l'arma più potente della sezione più pericolosa della polizia dell'intero paese (una sorta di HongKong bladerunneriana piena di lucine e spot giganteschi in 3D che escono fuori dai palazzi [i pesciolini rossi vaganti, presenti anche in alcuni poster, sembrerebbe potessero avere qualche ruolo, e invece niente]).
I tre atti son perfettamente distinguibili e perfettamente definiti e diversificati: I introduzione dei personaggi (lento e abbastanza scontato) - I colpo di scena (telefonato e prevedibile) - II la svolta, con conseguenze in-aspettate - II colpo di scena (non telefonatissimo, ma prevedibile più ci si avvicina) - III finale positivo (più o meno). Il film rimane un perfetto esempio di fantascienza murricana: tanti effetti speciali fatti bene, buoni attori, politica sfiorata ma senza esagerare, e finale che lascia aperto ad un eventuale seguito (anche se, in effetti, la storia si è ben conclusa anche solo con questo capitolo)
Il cast è di quelli spettacolari: Scarlett Johansson, accusata di whitewashing ovviamente, perché bisogna prendersela con l'attrice, eventualmente, e non con la produzione, e comunque anche nell'anime e nel manga non sembra così orientale, anzi la sua origine fa sì che sia molto "occidentalizzata", ma laggente ha bisogno di lamentarsi di qualcosa nelle domeniche pomeriggio libere da altri impegni. Un Micheal Pitt scambiato per un Chase di housiana memoria; e un Takeshi Kitano perfetto in ogni sua scena, che mangia e distrugge tutto col suo giapponese non doppiato (sia lode alla lingua originale, anche per la voce di Scarlett). Gli altri comprimari, a partire da Pilou Asbæk, tutti perfetti nei loro ruoli: semplici ma non banali, descritti per quel che serve, accennati (molti hanno accusato il film di tralasciare e non descrivere bene i personaggi, invece il pubblico viene a sapere solo le cose di cui ha necessità per andare avanti nel film e capire chi è cosa e cosa bisogna aspettarsi da lui/lei come personaggio).
La colonna sonora merita una menzione: per quasi tutto il film abbiamo della musica di sottofondo, ma questo non preclude l'epicità di alcune scene, né infastidisce (come fa Zimmer in Dunkirk). Allo stesso modo la regia: perfetta, epica quando serve, semplice e non buttata via (un paio di inquadrature, soprattutto nelle scene ambientate nelle gigantesche case popolari son già viste, ma comunque bellissime); i combattimenti son girati tutti da dio, con pochissimi tagli, e nessuna confusione: si capisce sempre chi si muove, come lo fa, chi picchia e come. 
Se al film può essere data una colpa è quella di spiegare tutto, sempre, con un'estrema quantità di spiegoni visivi e verbali di quello che sta succedendo o che è appena successo: a partire dall'inizio e dalle origini della protagonista (che potevano essere lasciate un filo più fumose, nonostante la scena iniziale coi titoli di testa sia, esteticamente ma anche acusticamente, perfetta)


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