Foxtrot (2017) di Samuel Maoz

terzo episodio (che in realtà sarebbe il quarto se non avessi saltato il tesoro, che comunque nessuno ha voluto recensire) di questa sempre più intensa e pesante avventura del Cinestudio40
recensione di massa foxtrot cinestudio king catania


come sempre, prima della recensione una breve presentazione di ogni partecipante, poi le domande con le risposte ^_^

  • erica: 26, studentessa a tempo pieno, patate e cioccolato
  • pietro: 29, studentepartimeincercadilavorofulltime, pizza con kebab
  • mariachiara: 29, studentessa, frittata di patate


1.riassumi la trama in 140 caratteri
e: una famiglia perde il figlio soldato e tutti soffrono tanto
p: una famiglia tedesco-israeliana di autolesionisti perde un figlio “nell’esercizio delle sue funzioni” e ne soffre
mc: la vita di una famiglia israeliana è sconvolta dalla “doppia” morte del figlio: assistiamo, in una parte del film, allo sconvolgimento emotivo dei genitori che avviene nel chiuso (che più al chiuso di così non si può) delle mura di casa; dall’altra parte, in un luogo indefinito, all’aperto (che più all’aperto di così non si può) vediamo operare il figlio e gli altri soldati al confine in un posto di blocco.

2.come ti è sembrata la regia, quali scelte avresti lasciato e quali cambiato?
e: mi sono piaciute le inquadrature fisse sul padre nella prima parte del film, alcune riprese dall’alto e quei movimenti di camera che davano l’impressione dei giramenti di testa (TRANNE verso la fine quando rivede la moglie, lì è DECISAMENTE ESAGERATO), nella prima parte del film credo sia riuscito ad utilizzare tutti questi strumenti per comunicare la disperazione del padre in maniera eccellente, peccato per tutto il resto del film.
p: abbiamo capito tutti che il regista sa mettere la telecamera dall’alto? si! abbiamo capito che il regista per il resto butta la telecamera a caso, ad altezze random, inquadrando luoghi meravigliosi nella parte militare del film (ripeto e ribadisco che non basta inquadrare luoghi belli per avere riprese altrettanto belle); detto questo il regista-sceneggiatore dimostra di sapere quello che fa, ma di voler anche ostentare molto di più di quel che sa fare, arrivando a infastidire lo spettatore con movimenti e
mc: mi è piaciuto il senso di “accupamento” della prima parte del film perché accentua il senso di angoscia provato dai genitori: poca luce,scene lente, primi piani che esasperano (in senso positivo per me). E poi, nella seconda parte, quei paesaggi sconfinati e quel luogo indefinito, ai confini della realtà, dove si trova il figlio.

3.questo film ha vinto il “leone d’oro - gran premio della giuria” alla 74^ mostra del cinema di Venezia, credi nei premi?
e: non conosco molto bene i premi e non so bene come funziona l’assegnazione, immagino ci sia gente che ne capisca di cinema più di me e che possa giudicare la qualità di un film in maniera più tecnica ed oggettiva, cosa ben diversa dall’apprezzamento del pubblico.
p: su metacritic ha 90, su rotten 95, ha vinto pure il premio a Venezia (oltre al premio Arca CinemaGiovani e a quello SIGNIS e alla candidatura per il Leone d’oro), è candidato agli Oscar 2018 per Israele (nonostante le critiche dal demente di turno a capo di un ministero a caso), quindi son io che non ne capisco un cazzo di cinema
mc: sì e no; i critici capiscono e vedono cose che il pubblico non vede ovviamente, ma certamente subentreranno tante altre cose nell’attribuzione dei premi..

4.la scena del fumetto ti è piaciuta?
e: no. L’ho trovata troppo sconnessa da tutto il resto e decisamente TROPPO scontata sul finale.
p: banale, forzatamente pop e totalmente fuoricontesto: la lacrima che cade dalla guancia del padre alla guancia del padre disegnata sul fumetto è poi una botta nelle palle del buongusto da parte della retorica più banale e scontata
mc: solo perché fa capire la cesura che quel fumetto rappresenta tra la generazione del padre del soldato (che vende la bibbia per comprare il fumetto) con quella del nonno del soldato (che aveva regalato la bibbia al figlio perché fosse tramandata di generazione in generazione).

5. cast appropriato o avresti cambiato qualcuno?
e: non mi è piaciuta la figlia, poco incisiva verso la fine del film; e anche lo zio l’ho trovato un po’ poco caratterizzato, non saprei. Lior Ashkenazi fa tutto il film, la sua interpretazione credo sia stata l’unica cosa (insieme ai movimenti di camera iniziali) che mi sia piaciuta del film.
p: a parte Ashkenazi gli altri son molto poco presenti, lui (la versione di Giancarlo Giannini in salsa kosher) è molto bravo, e trasmette quel che deve quando deve; i soldati perfetti tutti, a partire dall’inquietante Gefen Barkai, fino al meraviglioso e cicciottello colonnello che va a “sistemare le cose” dopo il fattaccio della granata-lattina
mc: padre madre e figlio mi sono piaciuti.

6.qual è il senso del film?
e: la guerra è una merda inutile come i soldati e la vita è sofferenza e rimpianto (quanta positività!)
p: la droga unisce le famiglie (e i soldati israeliani son delle merde)
mc: l’insensatezza del conflitto la quale si manifesta nella sua mostruosità quando la madre gioisce del fatto che sia morto un altro soldato e non il proprio figlio (reazione più che umana ma che è messa in evidenza dal regista proprio perché è una reazione profondamente mostruosa e che rivela l’essenza della guerra: mi sento meglio se resisto e sopravvivo agli altri/ che bello è morto lui ed io sono salvo). Si manifesta nella sua stupidità perché viene messo in evidenza il fatto che i soldati israeliani sono degli sprovveduti e neanche sanno perché stanno lì.



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