Sulla mia pelle (2018) di Alessio Cremonini

più polemiche che recensioni e, citando Bilboil 90% di chi parla non l'ha visto, il 90% di chi l'ha visto non l'ha capito, il 90% di chi l'ha capito è rimasto della sua opinione senza cambiarla in alcun modo, basata esclusivamente sui propri pregiudizi
recensione sulla mia pelle, film sulla morte di stefano cucchi, di onironautaidiosincratico.blogspot.com
come sempre, si inizia con una breve presentazione dei partecipanti, e poi le domande con le relative risposte  


  • alexa: giovanissima studentessa disoccupata, una pizza e mezza
  • erica: 26, studentessa a tempo pieno, patate e cioccolato
  • antonio: 31,disoccupato aspirante attore a tempo perso, studente, arancini e risotto alla milanese e tanto altro
  • pietro: 27, studentepartimeincercadilavorofulltime, pizza con kebab



1.riassumi la trama in 140 caratteri 
 x: Ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi,arrestato per detenzione e spaccio di stupefacenti e morto in carcere a 32 anni.
 e: un ragazzo viene arrestato per presunto spaccio. In caserma viene picchiato dai carabinieri e muore per mancanza di cure e di giustizia.
 a: Un ragazzo tossicodipendente viene arrestato dai carabinieri in seguito ad una perquisizione in strada durante la quale lo trovano in possesso di sostanze stupefacenti. Verrà accusato di essere uno spacciatore e per estorcergli la presunta Confessione lo picchieranno all’interno della caserma. Verrà arrestato e subirà un ulteriore calvario a causa delle lesioni procurate dal pestaggio che lo porteranno alla morte in un clima di abbandono e omertà da parte delle istituzioni e delle forze dell'ordine.
 p: giovane romano arrestato per spaccio, picchiato dai carabinieri, muore abbandonato a sé stesso su un letto di un carcere



2.credi la storia sia importante da raccontare?


 x: Credo che qualsiasi storia sia degna di essere raccontata, specialmente se ciò di cui parla è abuso, ingiustizia, denuncia. Quello di Stefano Cucchi è ‘solo’ uno degli innumerevoli casi di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine nei confronti di un detenuto, colpevole o presunto tale, che ci ricorda, ancora una volta, come in Italia non esista redenzione. Esiste, anzi, persiste un sentimento di omertà che costringe alla solidarietà tra simili, anche se ciò che si vede o si sente è contrario ad ogni regola morale o positiva. La vera denuncia è rivolta al silenzio. Il silenzio dei giudici, quello dei poliziotti/carabinieri ‘compagni’,quello dei medici, il silenzio di una società che ha ormai smesso di pretendere giustizia (l’ha mai fatto?).
 e: sì, credo sia importante raccontare storie come questa ma credo anche sia, purtroppo, una storia tra le tante
 a: è importante raccontare questa storia perché è l'ennesimo esempio di quanto il mondo delle istituzioni sia distante dal paese reale. È l'ennesimo racconto di uomini che abusano del proprio potere mascherando la loro aggressività con il dovere: in questo caso dare una lezione ad un tossico dipendente/ spacciatore, disponendo della propria autorità anche debordando dai margini legali e umani di questa. Senza dubbio Stefano ha sbagliato ma i suoi carcerieri della primissima ora non avevano nemmeno ragione.
 p: sì, non tanto per la morte di Stefano (cosa orribile e nauseante: 1000 morti in carcere negli ultimi 5 anni, di cui 850 “““suicidi”””) ma quanto per le 140 (CENTOQUARANTA) persone che lo hanno visto, che c’hanno avuto a che fare, che avrebbero potuto dire o fare e che invece hanno omertosamente taciuto



3.conoscevi già la storia di Stefano? se no, questo film ti ha spinto a farlo, ti ha fatto cambiare idea a riguardo?

 x: Conoscevo la storia ed ho seguito brevemente la vicenda (il ‘bello’ dei casi mediatici è che raggiungono anche una ragazzina in crisi ormonale pre-adolescenziale e colpiscono allo stomaco, anche lei)
 e: conoscevo veramente poco, giusto la notizia dalla tv, dai giornali, dalle “chiacchiere” con gli amici, sempre a livello abbastanza superficiale comunque. Il film mi ha già dato informazioni in più, ma mi ha lasciato anche la voglia di saperne di più.
 a: conoscevo per buona parte la vicenda.
 p: poco e male, soprattutto a giugno, dopo aver letto qualche articolo su Casamassima



4.cosa pensi riguardo alle polemiche del regista e degli attori sulle proiezioni clandestine?

 x: unico commento contrario, probabilmente impopolare: vedo questo come un caso più o meno limite, al confine tra qualcosa di potenzialmente bello e qualcosa di profondamente ipocrita. Da una parte, sono un’ingenua sostenitrice degli eventi ‘aggreganti’, capaci di unire, anche se per una sola sera, individui diversi e con differenti interessi. E se l’evento in questione è la visione in collettivo di un film come ‘sulla mia pelle’, lo apprezzo ancor di più. Che si parli dopo però, che si discuta, che ci si renda conto che non siamo soli a pensare che la violenza non è giustificabile né su un delinquente né su un innocente né, soprattutto, da parte di un carabiniere/poliziotto/pubblico ufficiale che sia. Ma se invece non si coltiva ciò, se non si segue questa strada, si ritorna allora al silenzio. E qui arriva il contro, il paradosso e l’ipocrisia: qui stiamo denunciando l’illegalità nell’illegalità delinquendo. Perchè, d'altra parte, ‘sulla mia pelle’ è pur sempre un prodotto. Un prodotto artistico diffuso e disponibile su piattaforme legali di riproduzione o sale cinematografiche. So bene che non siamo sullo stesso piano, ma cosa possiamo ottenere se continuiamo a criticare (in modo sterile, dato che ci si ferma alla sola polemica) comportamenti che riteniamo sbagliati solo finchè non ci toccano?
 e: sono contraria alle proiezioni clandestine, non importa quanto sia importante ed educativo vederlo, non bisogna dimenticare che si tratta sempre del lavoro di qualcuno.
 a: è normale che gli artisti coinvolti non siano d’accordo su un simile modus operandi perché sarà anche vero che la diffusione di storie vere ed occultate è importante ma si tratta pur sempre di un prodotto frutto di lavoro che qualcuno ha prodotto.
 p: se vuoi vedere un film? pagalo, ascoltare una canzone? pagala, leggere un fumetto? pagalo; è semplice come concetto, ma purtroppo la rete ha reso tutto facilmente accessibile troppo accessibile…ammetto di aver visto tanta roba piratata, ma sto cercando di evitarlo ultimamente; e comunque sentire un giovane regista italiano lamentarsi di avere un film distribuito SOLO in un centinaio di sale E su netflix mi sembra un pò azzardato, quando c'è gente che ha fatto film che non hanno visto sale se non quelle dei centri sociali occupati amici che l'han proiettato



5.a cosa serve il film?

 x: Probabilmente non serve a nulla, se non a raccontare la storia di un povero disgraziato che, almeno da morto, non è lasciato solo.
 e: credo che il film serva da spunto per tanta “gente che si indigna” (e per ora ce n’è tanta), gente che deve vederlo perché è su Netflix e allora “ma come, non l’hai visto?”, e poi forse per far riflettere, magari in silenzio
 a:il film serve a pretendere da parte del cittadino un maggiore dialogo con le autorità, che sia un dialogo vero però perché la distanza tra le due parti è abissale. La storia di Stefano ci fa sentire più soli da un lato e meno soli per il fatto che se ne parli ancora.
 p: a far conoscere il regista, a fare polemica, a schierarsi con o contro le forze dell’ordine (a ricordarci come un ex Ministro della repubblica come Giovanardi [che il suo Dio lo porti presto, dopo lunghe sofferenze, al suo fianco] insulti un ragazzino morto ammazzato tra le mani dello Stato dandogli del “sieropositivo” come se fosse un insulto), a parlare di tante cose, magari, financo, del caso Cucchi, ma di certo non a portare più verità o consapevolezza ne leggente



6.come reagirebbe, secondo te, un poliziotto/carabiniere alla visione del film

 x: Non credo che essere poliziotto ti renda un cane violento e rabbioso come non credo che essere un tossicodipendente faccia di te un soggetto pericoloso. Credo anche che, molto spesso, chi è violento non si renda conto della propria violenza o della gravità di questa. Comunque, spero che sia servito a sensibilizzare una parte e l’altra dello schieramento: quelli che le botte le danno e quelli che non le danno ma probabilmente stanno zitti di fronte ad un viso improvvisamente tumefatto e qualche vertebra accidentalmente rotta.
 e: non credo che un film possa far cambiare radicalmente il modo di pensare delle persone, soprattutto di quelle che di base si sentono superiori agli altri da ogni punto di vista. Nell’ipotesi più rosea forse potrebbe far venire qualche scrupolo di coscienza temporaneo.
 a: penso che purtroppo questo problema nemmeno si porrà nella stragrande maggioranza dei casi perché per partito preso chi fa parte dell’arma la difenderà sempre e comunque.
 p: niente: come è stato per tutti quelli che hanno visto Stefano pestato tacendo sulla situazione, al massimo un pò di schifo, indignazione e rabbia (soprattutto quelli che non lo vedranno)





a parte molti documentari (qui sotto metto quello di La7, diretto dal buon Enrico blastatore di webeti, ma ce ne son altri centomila, e l'abbraccio di Ilaria agli attori alla proiezione a Venezia75 (durante la quale il film ha partecipato alla sezione "Orizzonti"), mi ha stupito come esistano molte canzoni dedicate, in un modo o nell’altro, alla vicenda di Cucchi, e volevo condividere quelle che reputo più interessanti qui sotto, oltre ad una meravigliosa non-recensione della Bolla nazionale






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