Il ragazzo invisibile (2014) di Gabriele Salvadores

Netflix, oltre a serie di dubbio gusto, è capace di offrire anche buoni prodotti, prevalentemente e specialmente se non prodotti da lei…

il ragazzo invisibile recensione onironautaidiosincratico.blogspot.it
Nel momento di massimo fulgore del fumetto al cinema, di stampo, purtroppo, prevalentemente supereroistico, il cinema italiano riesce a produrre qualcosa di buono: dopo il meraviglioso Lo chiamavano Jeeg Robot anche Salvadores si cimenta col genere, e lo fa con mano sapiente e con qualche idea che si potrebbe perfino definire geniale: niente ambientazione romana o pugliese (che negli ultimi anni sembrano gli unici due luoghi dove il cinema italiano, almeno quello mainstream, è capace di far qualcosa) ma si opta per una più calma Trieste (che la battuta di Breccia sia riferita al Jeeg romano? Possiamo sperare in una “Civil War” in salsa amatriciana?) e tutto l'ambiente sembra non avere ripercussioni romanesche in nessun momento (e questo è buono e giusto). 
La colonna sonora di Ezio Bosso merita tutta, è perfettamente messa lì e fa il suo sporco lavoro, tranne il brano iniziale dei Gorillaz che, a parte ricordare una pessima banca, sembra esser messo lì per strizzare l'occhio ai ggggiovani, con scarserrimi risultati.
Lo spiegone è veloce e non troppo fastidioso: spiega tutto, lancia la possibilità, chiaramente, ad un seguito (che arriverà tre anni dopo in sala) ma non annoia né rompe troppo il ritmo. La CGI è adeguata: poca e ben fatta, quando c'è si vede, ma essendo poca non dà fastidio.
Il modo di raccontare il supereroe e i suoi superpoteri sembra abbastanza normale e naturale: non appena scopre di avere il potere dell'invisibilità (SPOILER solo per chi non ha letto neanche il titolo del film) si fionda nello spogliatoio delle femmine (come Jeeg che sfonda un bancomat), solo che, come a qualsiasi adolescente, un'erezione lo fregherà. L'adolescenza è forse il tema principale del film: la storia è tutta incentrata su questo ragazzo che diventa meno bambino, un buldingsromance con venature supereroistiche, ma che in fondo racconta una generazione confusa, che ha tanti mezzi per esprimere la propria opinione e raccontare le proprie vite, ma che in fondo è sempre più esclusa ed isolata, incapace di comunicare quel che serve davvero. Si parla pure di bullismo, seppur in maniera semplice e con una soluzione davvero veloce, ma meglio così che niente, e soprattutto i veri cattivi del film sembrano proprio i bulli, anche perché quelli veri di nemici, son poco incisivi (e per un cinecomics il nemico è tutto); che poi la domanda che ci si pone fino alla fine del film è: "ma come stracazzo fa il nemico ad avere una telecamera nella macchina della mamma del protagonista, che fino a mezz'ora prima non sapevano manco fosse lui quello che cercavano?".
L'invisibilità non è solo il superpotere del protagonista, ma anche una soluzione ai suoi problemi a scuola, essendo
sotto i riflettori per la cattiveria dei compagni (che di fronte al pericolo si uniscono e lottano contro il "male"). 
Ottimo cast: molto bene gli attori, meno bene Bentivoglio e Golino (sembrano due ragazzini alle prime armi), pessimo l'assistente della poliziotta balbuziente (che forse vuole imitare, e ci riesce malissimo, il buon Angelo Russo di montalbiana memoria); molto molto molto gradevoli i titoli di coda con le scene di making of degli effetti speciali.
Che cazzo di nome è Candela? È un nome soprattutto?


una simpatica recensione...delicata, garbata e poco arrabbiata


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