The death of Stalin (2017) di Armando Iannucci

non era tra le visioni previste, però una visione l'ha meritata comunque in un freddo venerdì sera di amari sulle dita, sciroppi sulle labbra e imbucamenti a compleanni falliti per il ritardo
morto stalin se ne fa un altro, recensione, onironautaidiosincratico.blogspot.it
Come al solito il titolo italiano è fuorviante rispetto all'originale, ma ormai non ci si fa più caso. La storia è una riedizione della Storia di quel 1953 pieno di purghe e polizie segrete, che ha visto una rivoluzione della rivoluzione russa, dopo la morte del buon Joseph e la ricerca di un successore; rivisitata e rivista già dai francesi Robin Thierry e Nury Fabien (alla sceneggiatura della pellicola) nella loro graphic novel (che palle che per avere un film con argomentazioni storiche che non sia la solita palla bisogna aspettare Tarantino e i suoi bastardi o che qualcuno ci faccia sopra un fumetto). I giorni intorno alla morte del più violento capo del partito comunista russo generano il problema per la successione tra esilaranti lotte di potere e sadiche quanto false alleanze. 
In Russia il film non è stato molto apprezzato, e il ministro Medinskij non ha dato il nulla osta per la distribuzione nelle sale (alcuni dicono per il modo troppo ironico con cui vengono trattati dei capisaldi della storia Russa, compresi generali, segretari, inni e bandiere). 
Kruščëv, Berija, Molotov, Malenkov, Žukov e gli altri componenti del comitato centrale del Partito si trovano a dover decidere cosa fare, e inizialmente decidono di non chiamare un medico, non subito almeno, anche perché quelli bravi eran stati tutti ammazzati o deportati. Le storie son le solite di un political-drama (in questo caso molto comic e poco drama): lotte di potere, liti, alleanze, favori personali in cambio di appoggi politici, gente debole comandata da gente più forte che si ribella e arriva essa stessa al comando; la trama non è quindi chissà quale assurda e sconvolgente novità però diverte e intrattiene, e un minimo racconta e avvicina questi nomi impronunciabili che automaticamente si collegano alla Storia, facendoli diventare subito molto umani, molto reali, con molti, moltissimi difetti, con molte perversioni e strani gusti, con tante debolezze, un pò come chiunque.
La regia è semplice, di un regista italo-scozzese che diventerà famoso per questo, sempre che diventerà famoso, visto che il resto delle sue produzioni son conosciute solo a chi vi ha partecipato. Lo spettacolare cast viene introdotto nel film come in un cinecomics, con ingressi spettacolari, bloccando tutto col nome in sovrimpressione, quasi come un videogioco anni '90: la meravigliosa e raffinatissima Olga Kurylenko che interpreta una pianista vendicativa che sembra non avere legami, e invece...; un impanicatissimo Paddy Considine che andrà su tutte le furie per un concerto non registrato, Simon Russell Beale che farà un divertito e sadico Beria che ricorda in alcuni gesti e nella sua nera e cinica comicità il professor Sassaroli, seppur qui la comicità prende una vena più drammatica per i gusti del buon ministro degli interni e capo della NKVD; buone prove di Jeffrei Tambor, Jason Isaacs e Micheal Palin in tre politici/politicanti ognuno con le sue paure e ognuno coi suoi obiettivi; inutili quanto stereotipati i due figli di Stalin, la scialba Andrea Riseborough [già vista in una puntata, forse la peggiore, di BM]e l'iracondo vodka-dipendente Rupert Friend. 

Complessivamente una commedia nera, con basi storiche (mooooolto romanzato il tutto, ma comunque plausibile, seppur successo in tempi molto più lunghi e con dinamiche più contorte) che semplifica e racconta una fase della storia che, tranne chi studia queste cose, difficilmente si conosce.


Ovviamente ci sono anche film molto più seri, e più lunghi, che raccontano la Storia in maniera forse più veritiera e precisa, ma di certo anche più noiosa. 
Qui il video del funerale vero.
qui il trailer...

Commenti

  1. L'avevo visto dopo averne letto bene su un blog e mi sono divertita come non mi capitava da tempo, nonostante il film tocchi argomenti tremendi e, ahimé, troppo reali.
    Gli attori sono tutti superlativi, Buscemi e Isaacs su tutti!

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    1. Il cast è fenomenale tutto, diretto da dio; la storia è forte ma affrontata con molto garbo e un'ironia che mi piace parecchio, quindi promosso a pieni voti sotto ogni aspetto

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