Yōjinbō (1961) di Akira Kurosawa

a parte la diatriba con Leone per Un pugno di dollari, questo film l'avevo in lista nei "da vedere" per colpa del Times e dei suoi 100 miglior film della storia.






  • regia molto teatrale, con un sacco di movimenti di camera e tanti primi piani
  • gli attori son tutti bravi, senza nessuna punta di diamante (la storia si racconta da sè)
  • la storia è quella: un mercenario arriva in una città dove ci son due fazioni e cerca di guadagnarci il più possibile (qui però c'è più interazione da parte del protagonista, affinché la lotta continui, al contrario del "remake" leoniano dove è un pò più fortunato il forestiero senza nome
  • la storia è comunque di Dashiell Hammett, con il suo romanzo "Piombo e sangue", edito nel 1927 dalla casa editrice Knopf; alcuni dicono Leone l'abbia "rifatto" perché gli ricordava Goldoni ed il suo Arlecchino servo di due padroni
  • spiace sapere che il toscanello in bocca a Eastwood non sia stato messo per caso o per invenzione, quanto per copiare Toshirō Mifune
  • Kurosawa ci fa vedere la pochezza della gente, i tentativi di corrompere Sanjuro Kuwabatake con qualche moneta o qualche donnicciuola; la schifosa piccolezza del fratello di uno dei due capoclan, messo in una posizione di potere solo perché parente del capo
  • il successo del film ha portato Kurosawa a girare un seguito, Sanjuro, che spero di trovare al più presto
  • il film ebbe tanto successo che fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il protagonista Toshiro Mifune vinse la Coppa Volpi come migliore attore
  • nella pellicola si passa dal comico al dramma in una frazione di secondo
  • il bianco e nero è folgorante, e lascia abbastanza spazio all'immaginazione: spesso non capiamo se sia giorno o notte, ma non importa, la storia procede benissimo anche senza queste informazioni temporali
  • le scene d'azione son meravigliosamente coreografate, e saranno d'ispirazione per molto cinema occidentale; le coreografie non sono alla Tigre e dragone, son reali, normali, son combattimenti plausibili che potrebbero accadere, e che di certo son accaduti
  • l'epoca raccontata è quella Tokugawa (metà del '600), quando il bushido si è ormai accantonato, e i samurai diventano ronin: mercenari senza scrupoli in cerca di fortuna
  • l'abilità di sceneggiatore, ampiamente vista in Rashô-mon, vengono qui un pò mascherate, ma senza neanche troppo impegno: la storia è banale, già vista/letta, ma l'evolversi degli eventi appiccica alla poltrona qualsiasi spettatore, fino al meraviglioso finale
  • l'uscita di scena del protagonista alla fine mi ha ricordato un pò questo, pur senza esplosioni
  • "se dormo tre giorni resuscito" battuta credo poco casuale...
  • il bottaio e l'oste, anche qui, son personaggi meravigliosi, i migliori di tutto il film...
  • un film di samurai che è più un western, o forse è l'esatto contrario
  • la musica è parte integrante di tutto il film: in ogni scena dove è presente la musica non è solo di accompagnamento, ma è funzionale al racconto
  • è abbastanza triste scoprire che questo film è stato distribuito in Grecia nel '98, in Argentina nel 2001, e negli usa nel 2012
  • 110 minuti (che volano) per 3025 m di pellicola tutta bianco e nero da 35mm
  • il protagonista è simpatico non tanto perché è dal lato del bene, nè tantomento perché riporta la giustizia nel villaggio, quanto perché è un abile truffatore che sfrutta tutte le situazioni a suo vantaggio (anche creandosi i presupposti per ottenere il massimo)
  • niente è lasciato al caso: in questo film non viene mai inquadrato un albero, un fiore o un rivolo d'acqua, mai la natura riesce a spezzare il forte e drammatico violento villaggio, dove a regnare è il vil danaro
  • non il migliore di Akira, ma di certo un film da vedere assolutamente





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