regia molto teatrale, con un sacco di movimenti di camera e tanti primi piani
gli attori son tutti bravi, senza nessuna punta di diamante (la storia si racconta da sè)
la storia è quella: un mercenario arriva in una città dove ci son due fazioni e cerca di guadagnarci il più possibile (qui però c'è più interazione da parte del protagonista, affinché la lotta continui, al contrario del "remake" leoniano dove è un pò più fortunato il forestiero senza nome
la storia è comunque di Dashiell Hammett, con il suo romanzo "Piombo e sangue", edito nel 1927 dalla casa editrice Knopf; alcuni dicono Leone l'abbia "rifatto" perché gli ricordava Goldoni ed il suo Arlecchino servo di due padroni
spiace sapere che il toscanello in bocca a Eastwood non sia stato messo per caso o per invenzione, quanto per copiare Toshirō Mifune
Kurosawa ci fa vedere la pochezza della gente, i tentativi di corrompere Sanjuro Kuwabatake con qualche moneta o qualche donnicciuola; la schifosa piccolezza del fratello di uno dei due capoclan, messo in una posizione di potere solo perché parente del capo
il successo del film ha portato Kurosawa a girare un seguito, Sanjuro, che spero di trovare al più presto
il film ebbe tanto successo che fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il protagonista Toshiro Mifune vinse la Coppa Volpi come migliore attore
nella pellicola si passa dal comico al dramma in una frazione di secondo
il bianco e nero è folgorante, e lascia abbastanza spazio all'immaginazione: spesso non capiamo se sia giorno o notte, ma non importa, la storia procede benissimo anche senza queste informazioni temporali
le scene d'azione son meravigliosamente coreografate, e saranno d'ispirazione per molto cinema occidentale; le coreografie non sono alla Tigre e dragone, son reali, normali, son combattimenti plausibili che potrebbero accadere, e che di certo son accaduti
l'epoca raccontata è quella Tokugawa (metà del '600), quando il bushido si è ormai accantonato, e i samurai diventano ronin: mercenari senza scrupoli in cerca di fortuna
l'abilità di sceneggiatore, ampiamente vista in Rashô-mon, vengono qui un pò mascherate, ma senza neanche troppo impegno: la storia è banale, già vista/letta, ma l'evolversi degli eventi appiccica alla poltrona qualsiasi spettatore, fino al meraviglioso finale
l'uscita di scena del protagonista alla fine mi ha ricordato un pò questo, pur senza esplosioni
"se dormo tre giorni resuscito" battuta credo poco casuale...
il bottaio e l'oste, anche qui, son personaggi meravigliosi, i migliori di tutto il film...
un film di samurai che è più un western, o forse è l'esatto contrario
la musica è parte integrante di tutto il film: in ogni scena dove è presente la musica non è solo di accompagnamento, ma è funzionale al racconto
è abbastanza triste scoprire che questo film è stato distribuito in Grecia nel '98, in Argentina nel 2001, e negli usa nel 2012
110 minuti (che volano) per 3025 m di pellicola tutta bianco e nero da 35mm
il protagonista è simpatico non tanto perché è dal lato del bene, nè tantomento perché riporta la giustizia nel villaggio, quanto perché è un abile truffatore che sfrutta tutte le situazioni a suo vantaggio (anche creandosi i presupposti per ottenere il massimo)
niente è lasciato al caso: in questo film non viene mai inquadrato un albero, un fiore o un rivolo d'acqua, mai la natura riesce a spezzare il forte e drammatico violento villaggio, dove a regnare è il vil danaro
non il migliore di Akira, ma di certo un film da vedere assolutamente
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