#TaoFest - vol 4 [t'immukki!]


Martedì 17 non porta sfiga per nessuna religione o cultura, quindi si può procedere comodamente senza problemi morali o paure di alcun tipo




Si inizia la giornata con la masterclass insieme ad Eva Longoria, attrice famosa soprattutto grazie a Gabrielle Solis e alle sue avventure, ma impegnata molto anche nel charity e nella politica. L'attrice a raccontato la sua storia, la sua gioventù da nerd non troppo bella, il suo schiudersi, in quanto a bellezza, solo al college, la sua maturità acquisita in campi diversi dalla bellezza prima delle coetanee (dello starsystem), la sua fama arrivata in età quasi adulta (30 anni). La Longoria ha dimostrato di sapersi muovere molto bene tra le domande postele, e di sapere anche bene cosa sta facendo, e come questo ruolo può aiutarla nella sua carriera (non escluderei un futuro in politica). La sua attività filantropica è molto estesa, andando dall'istruzione per le giovani immigrate (le sue origini messicane la rendono vicina a tutti i problemi dei latinos degli UsA); l'aiuto alle donne che vogliono aprire un'attività e che spesso sono ostacolate, oltre che dalle famiglie, anche dalla società. L'attrice ha anche conseguito una laurea in Chicano Studies, una facoltà dedicata specificatamente a questo tipo di problematiche all'università di Chicago. Chiaramente e pubblicamente supporter di Obama ha intrattenuto una sala del Palazzo dei Congressi di Taormina quasi piena, divertendo e facendo riflettere, ma dando a tutte le ragazze presenti in sala anche la speranza per poter avere un futuro migliore. Divertentissima la risposta finale a Mario Sesti, direttore artistico insieme a Tiziana Rocca del Festival, il quale ha chiesto cosa fosse la celebre "Tortilla soup": "basta comprare il libro per scoprirlo".

Alle 14, nella stessa sala che poche ore prima ha ospitato la Longoria, va in scena, introdotto da Fabio Ferretti, L'anima del Gattopardo, un mediometraggio filmato e firmato da Annarita Zambrano, giovane regista italiana, fuggita in Francia, che con alcuni suoi cortometraggi ha partecipato a Cannes e alla Berlinale. Il documentario parte da Ciminna e dal racconto di alcuni suoi abitanti della lavorazione del celebre film del maestro Luchino Visconti per poi portarci fino ai giorni nostri, facendo vedere come i Gattopardi esistano ancora. Tutta la storia viene affrontata, dall'unità ad oggi, mostrando cosa sia cambiato e cosa sia rimasto uguale: è rimasto uguale il modo di rapportarsi col potere, cambiando solo i nomi con i quali questo potere si chiama. I nobili (che ricordano con piacere come il vescovo andasse in casa loro a celebrare una messa solo per loro, come se avessero un Dio personale) si lamentano dei poracci che hanno cercato di arricchirsi alle loro spalle, diventando i Don Calogero della situazione; mentre i poracci si lamentano dei ricconi che li hanno sfruttati per tanto tempo: la cosa grave sta proprio nel continuo scaricare ad altri i propri problemi e i propri insuccessi, senza riconoscere mai i propri errori o le proprie responsabilità. Il film non si schiera troppo chiaramente, seppur sia comprensibile il punto di vista della regista, ma non per questo non critica ciò che mostra, e lo si capisce grazie al montaggio e alla scelta di determinate immagini e/o passaggi. Simpatici i titoli di coda con tutti i "politici" italiani dall'unità ad ora. Sagace la nota di un giornalista a fine visione: "dal 1860 ad ora siam cambiati poco: mangiamo e beviamo come allora, ma all'epoca, almeno, sapevamo ballare il valzer..."

Alle 17, nel carinissimo teatro Nazarena (carinissimo teatro parrocchiale della chiesa di Sant'Antonino) il primo film della sezione focus Russia: Who I am? La suspance hitchcockiana, l'ambientazione russa, la musica giusta al momento giusto, gli attori non affatto male, la struttura che ricorda, seppur vagamente, Memento, fanno di questo film non un capolavoro, ma di certo una piccola perla da non perdere. La storia è di un giovane russo persosi nella stazione di Sebastopoli, e di come un investigatore, un dottore e una giornalista riescano a ricostruire la sua storia. In mezzo alla storia del ragazzo, narrata tramite alcuni flashback, troviamo una storia d'amore tra il poliziotto e la giornalista, che è piacevolissima, leggera e non disturba l'evolversi della storia. 

Il pomeriggio va dedicato alla mostra dei 50 anni de "Il Gattopardo", unica giustificazione per la presenza di Claudia Cardinale e seguito al Festival. Piena di abiti, e documenti che ricordano, se ci fosse bisogno, l'enormità e la scrupolosità del film e la magniloquenza di ogni scena.

La serata è dedicata a Philip Seymour Hoffman, con un concerto della giovane orchestra taorminese che delizia il pubblico con molti brani cinefili. Ma prima i premi: Humanitarian Taormina Awards a Eva Longoria e alla sua fondazione, menzione speciale a Variety tramite una sua rappresentante. Dopo premi e concertino, con annesso svuotamento del parterre, inizia Synecdoche, New York, del non abbastanza noto Charlie Kaufman, col compianto Philip Seymour Hoffman. Il film racconta di Caden Cotard, regista e commediografo di teatro, e del suo spettacolo più grande. In mezzo tutte le storie della sua vita, tutti gli incontri e tutti gli scontri, tutti i cambiamenti, i passaggi, le evoluzioni che Caden dovrà attraversare lungo tutta la lavorazione dello spettacolo. Spettacolo che diventa non solo semplice drammaturgia, ma rappresentazione della vita, in ogni suo singolo e più recondito aspetto. Dopo Essere John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa e l'intraducibile Se mi lasci ti cancello Kaufman passa dietro la macchina da presa, dimostrando di saperci fare, e dimostrando ancor di più quanto importante sia la sceneggiatura in un film. Perché in questo film la regia è ottima, semplice e funzionale alla storia, mai banale e comunque ligia al suo dovere di raccontare una storia e raccontarla al meglio, ma quello che di questa pellicola rimane impresso è la storia, il modo con la quale questa ci viene raccontata, la perdita totale di ogni punto di riferimento, sia spaziale che temporale. Più che un film questa è un'esperienza di vita, una dimostrazione dell'essere effimero di questa, una rappresentazione nella rappresentazione, uno spettacolo a cui solo noi possiamo assistere. La voglia di rivederlo subito è forte, insieme a quella di riuscire ad andare a fondo, di capire, di cogliere anche il minimo dettaglio sfuggito alla prima visione. La sessualità, la sensualità, il matrimonio, l'amore, la famiglia, le amicizie, le vecchie fiamme, il lavoro, l'arte, l'ispirazione tutto fuso in un solo film, in 124 minuti, in un miscuglio tra commedia romantica, dramma, cinema, metacinema, melò. Assolutamente da vedere, ad ogni costo.

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