They Live (1988) di John Howard Carpenter


avvicinandomi all'horror sto verificando di persona quanto questo genere sia disposto ad accogliere altro in sé (dalla politica alla lotta di classe, dal romanticismo all'amicizia), e permette una libertà espressiva che altri generi difficilmente riescono a dare; in questa pellicola c'è tanta politica, ma rimuovendo la politica, rimane un gran bel film d'intrattenimento...




Liberamente tratto da "Eight o'clock in the morning" di Ray Nelson (1963), bisogna recuperarlo al più presto. 
Discorso iniziale su crisi, lavoro e simili che mi ricorda vagamente qualcosa...come un deja-vu, come se non fossero passati venticinque anni...e la tizia che sbuffa quando lui gli racconta la storia è anch'essa una critia al sistema, molto poco umano.
"Dio mio perché mi hai abbandonato" detta dal prete mentre i poliziotti lo stanno per picchiare, ha un retrogusto, ma forse neanche tanto retro, amaro.
Il bianco e nero "reale" è accecante, quasi quanto la verità che racconta.
L'eroe qui è eroe vero, fa tutto ciò per salvare l'umanità, non per un proprio guadagno, ed in più lo fa come una persona normale, con dubbi, incertezze, facendo ciò che è più semplice e immediato da fare, senza piani assurdi o capacità superumane. L'eroe è quindi un rivoluzionario in-colto, non è un rivoluzionario che ha studiato (come i padri fondatori USA), ma semplicemente sa cos'è il bene e lo fa, senza pensarci due volte. 
"Tutto quel sesso e quella violenza al cinema...ne ho abbastanza. Registi come George Romero e John Carpenter dovrebbero cercare di contenersi!" detto dal prete alieno che cerca di indottrinare l'umanità.
Trama originale, ma non è quello a colpire, quanto il modo in cui il protagonista, e noi con lui, scopriamo la verità, e di come tutto si risolve semplicemente.
Fortemente politico, fantapolitico, un pesante attacco al potere, mascherato da b-movie, un attacco ai media, alla pubblicità, al danaro, alla vuotezza dei giornali. Alla fine sarà la classe operaia a salvare il mondo.
Gli alieni sono venuti in pace: solo conquistare il nostro pianeta e dominarci, anzi per usarlo come una colonia.
Roddy Piper, seppur lottatore di wrestling (all'epoca andava di moda far recitare questi hulk pompati), recita davvero bene (forse hanno ragione quelli che dicono che l'attore sia semplicemente un oggettino nelle mani del regista), e gli oltre 5 minuti di combattimento a due, con pochissime parole (se non "metti gli occhiali") vale da solo tutto il film: l'estremizzazione del "lo faccio per il tuo bene". Frank, al contrario di Nada, rappresenta il miscredente egoista: riesce ad agire, solo quando è messo di fronte alla verità.
Le scene di dialogo sono molto intense, come il resto, dove i dialoghi sono quasi assenti, con una colonna sonora ipnotica.
La storia d'amore non c'è (che fiquata) anzi (quando lo defenestra si capisce da che parte sta lei).
John Nada (in itala sarebbe stato Mario Rossi: John è il nome più comune deli Usa, e Nada vuol dire "niente" in messicano)  che mostra il dito medio agli alieni, dopo esser stato colpito a morte è una vera goduria.
Nella prima scena in cui John usa gli occhiali e scopre il loro funzionamento, il taglio veloce e costante del montaggio non serve a mascherarci l'incapacità di un cambio "live" (che si vede con "come to the...carribean" e "marry and reproduce") ma serve a far capire l'estrema inquietudine del personaggio nello scoprire la Verità.
Una volta tanto i distributori italiani non fanno vaccate, traducono e basta, giusto per renderlo comprensibile ai più.
Il finale è veloce, senza perdersi in spiegazioni, cazzi e mazzi, va dritto al punto senza aspettare o bighellonare. Potrebbe sembrare lieto, ma non per forza lo è: vista la scarsa capacità critica dell'umanità magari si fanno convincere/comprare dagli alieni e si vive "felici" con due lire in più in tasca.





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