Letters from Iwo Jima (2006) di Clint Eastwood

consigliato da molti (un'amica mi ha pure prestato il DVD) lo vedo con solo 10 anni di ritardo, ricordo ancora quando uscì al cinema che pensai non fosse film per me: per la prima volta, almeno in ambito cinematografico, devo ricredermi!



Neanche un anno dopo Flags of our fathers, Eastwood ci racconta la storia dell'isola di IwoJima attraverso un occhio a mandorla. 
La storia è semplice: soldati lasciati a sè stessi devono combattere contro un esercito enormemente più grande di loro. Questa storia ci arriva attraverso delle lettere (solo alla fine scopriremo il perché del titolo). 
Il generale Kuribayashi arriva sull'isola e cerca di sistemare la situazione (forte della sua esperienza negli USA) ma tutti son contro di lui e contro ogni innovazione. Oltre a lui un paio di soldati semplici e un tenente, tutti che devono combattere non tanto col nemico quanto con la difficoltà di vivere lontani da casa, lontani dai propri affetti, dalle proprie abitudini.
In questo film si vede poca guerra, e quella poca che si vede è davvero ben fatta; ma quel che si vede tanto è l'umanità, dall'uno e dall'altro schieramento: un'umanità che va oltre il conflitto, un rispetto verso la vita altrui, un inno d'amore alla vita seppur cantato da chi la vita agli altri la levava continuamente (anche se spesso senza neanche capirne il senso). 
L'idea di raccontare la stessa storia dai due punti di vista, in due film ben distinti e ben godibili entrambi separatamente è un gesto d'amore alla Storia, e alla storia di questi soldati, che senza esperienza né voglia, si battevano per il proprio paese. Un modo per rispettare i morti, per rispettare per chi è caduto per interessi e idee altrui, per chi ha dato la vita affinché i propri (senza che importasse il colore o la nazionalità) potessero continuare a vivere liberi.
Un pò di retorica c'è, in entrambe le pellicole (è ancora lecito chiamare così i film? vale la sinneddoche, seppur anacronistica?), ma questo non impedisce di goderne. "Le lettere" inizia nel futuro, il film è tutto un grande flashback, ma comunque non sappiamo come andrà a finire, né tanto meno quando Eastwood deciderà di smettere di raccontarci questa storia. Centoquarantuno minuti che non pesano, ma si sentono tutti, fino alla fine: la storia è lenta, anche quando ci sono scene di azione/combattimento nulla scorre senza motivo, nessuna inquadratura è buttata tanto per riempire: ogni scena serve a raccontare qualcosa (che sia la battaglia più epica o l'arrivo di quello nuovo subito nonnizzato dai commilitoni).

Un film di guerra, che della guerra se ne frega e racconta le persone che la guerra l'han combattuta. Magari sarebbe bene farlo, anzi farli, vedere nelle scuole, soprattutto quando si studia la storia contemporanea.




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