Apologia (2018) di Alexi Kaye Campbell, con la regia di Andrea Chiodi

"a caval donato non si guarda in bocca": mi offrono dei biglietti per uno spettacolo teatrale e io vado, senza neanche informarmi su cast, storia o altro, un pò come faccio ultimamente col cinema, e insieme a me 3 amici si lanciano nell'avventura
recensione di Apologia di onironautaidiosincratico.blogspot.it

"La trama è semplice": Kristin fa il compleanno e si riuniscono intorno a lei i figli, con relative compagne sentimental-sessuali e il migliore amico; da questo evento, che dovrebbe essere felice, si generano incontri, scontri, nuovi contrasti e riemergono vecchie ferite.
Bella la scena: una silhouette di una parete con una porta e una finestra di una casa in campagna nascondono il soggiorno della stessa, fungendo da sipario, la parete si alza e lo spettatore viene catapultato dentro dove Kristin reincontra il figlio maggiore Peter e la sua nuova, cattolicissima seppur svampita fidanzata. I due cercano palesemente di dire qualcosa alla madre-suocera, con scarsi risultati, anche se questo sembra non ripercuotersi nell'evolversi degli eventi, che procederebbe bene, anche nel finale, senza questa informazione. Dopo di loro, e della certificazione ufficiale che il forno e i fornelli hanno perso totalmente la loro funzionalità, arrivano anche l'amico Hugh e Claire la fidanzata dell'altro figlio, che arriva anche lui non appena finisce il primo atto. Nella seconda parte le storie si "risolvono", se così si può dire, portando tutti ad un finale dolceamaro, che però sa tanto di rinascita, per ognuno in maniera diversa.
La storia che viene raccontata non ha nulla di nuovo: madre molto ingombrante cresce, male, i propri figli, determinando problemi, ferite difficili da rimarginare, traumi piccoli e grandi che influenzeranno la vita di tutti i protagonisti per l'intera durata della loro vita. Hugh sarà la voce ironica e violentemente divertente di tutto lo spettacolo, permettendo allo spettatore di vedere da un diverso punto di vista le cose, trovando sempre l'aspetto divertente; Kristin cercherà di giustificare tutto con ideali più grandi di lei e della sua famiglia, spiegando anche come molte delle sue scelte siano state influenzate dalla voglia di migliorare il mondo in maniera un pò più ampia; Peter è il classico figlio più legato, ma anche più simile, alla madre, che cerca un suo posto nel mondo, nonostante il lavoro che fa; Simon è il figlio piccolo, quello che più ha sofferto, sulla propria pelle, di tutte gli errori della madre, portandone i segni addosso; Claire è la classica attrice da soapopera (o da sceneggiato prolungato serializzato a episodi) che fa tutto per soldi, nascondendosi però dietro ad un intento artistico che è palesemente fittizio; ultima ma non meno importante Trudi, neo fidanzata di Peter, supercattolica e un pò ochetta è forse il personaggio scritto meglio: inizia come ocattobigotta e finisce per essere l'unica che coglie davvero l'essenza di Kristin, ed è quella che viene toccata più nel profondo dalla serata, che più coglie le idiosincrasie di Kristin e anche le proprie, cercando, in qualche modo, di venirne a capo.
Gli attori in scena sono 6, su cui Kristin regna agevolmente, anche e soprattutto per la magnifica prova scenica della Pozzi, che sovrasta e divora tutti i presenti sul palco. Per gli altri comprimari solo le briciole, nonostante le discrete doti di tutti.
La scena è semplicissima, tendente al minimalismo: un soggiorno ben arredato e non troppo ricco di una casa in campagna di una non meglio specificata provincia inglese. Il muro esterno funge da sipario per comunirare allo spettatore i salti temporali più importanti (dalla fine della cena all'arrivo del figlio e dalla sera alla mattina). L'interazione con la scena è a volte forzata ed esagerata (tutta la parte dell'apparecchiamento o di alcuni libri che vengono spostati e sistemati, sistemati e spostati per l'intera durata dello spettacolo sono al limite del disturbo ossessivo-compulsivo), però è davvero divertente vedere gli attori in scena mangiare e bere (viene da chiedersi se qualcuno del cast sia arrivato alticcio alla fine dello spettacolo).
Musiche di Daniele D’Angelo totalmente dimenticabili: un leggero e piacevole tappeto che passa totalmente inosservato (però ha il pregio di non distrarre né infastidire, quindi diciamo che ha assolto al suo dovere di accompagnamento).

Piccolo appunto per il pubblico affetto da incontinenza d'applausi: gli applausi si fanno solo quando necessario (e deve succedere qualcosa di particolarmente bello o sconvolgente), e soprattutto si fanno ALLA FINE dello spettacolo; non credo che qualcuno dia la mancia al cameriere tra l'antipasto e la grigliata mista, no? o sbaglio?


bellissimo il trailer...

Commenti

  1. Analisi eccellente e profonda di uno spettacolo che è piaciuto al pubblico di tutte le età e che ha sottolineato con desolazione la molteplicità dei punti di vista e l'incapacità dell'uomo di comunicare

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    1. verissimo...la desolazione è quello che ha accomunato tutto: ognuno con le sue debolezze, i suoi errori e la sua solitudine...

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