Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola


teatro a prezzo ridotto (un casino per risparmiare pochi euri, ma comunque ottima iniziativa UniCT), e meno male che era a prezzo ridotto, però mi ha dato lo spunto per vedere il film
una giornata particolare recensione onironautaidiosincratico.blogspot.it
recensione da ascoltare con questa canzone in loop




Il film racconta il 6 maggio 1938 di una normale famiglia romana: padre nel regime senza particolari meriti, madre a casa a fare la serva (come poi una vicina le ricorderà ad inizio film), 6 figli tutti più o meno balillosi (l'ultimo figlio si chiama pure Littorio) , tutti che vivono normalmente quello che oggi viene riconosciuto come regime. 
Il cast è mostruosamente ridotto a Loren e Mastroianni: gli altri son solo comparse, come la Mussolini. I due divi dell'epoca, alla dodicesima pellicola insieme, sono presi dal jetset e buttati dentro un appartamento popolare fascista, dentro una vita semplice, normalissima, fatta di compromessi, di frustrazioni, di situazioni difficili e forse mai risolte. Oltre ad Alessandra Mussolini, nei panni di una delle figlie (chissà se Scola scelse proprio lei per la nipotanza doppia).
I due protagonisti son due inetti, per motivi diversi, che si trovano a farsi compagnia in un giorno in cui tutti sono, volente o nolente, impegnati nella rappresentazione massima della stupidità umana, inneggiando ad un impero morto e sepolto, di cui si conoscono solo gli aspetti interessanti, omaggiando un compagno di merende che è ancor più stupido e circondato da stupidi. 
Non oso neanche minimamente paragonare film e spettacolo teatrale, seppur quest'ultimo sia stata la molla che mi ha spinto a vedere il film: lo spettacolo è una mera scopiazzatura, fatta pure male, di un'opera dolce e raffinata, che ci mostra due inetti che si trovano e si scoprono, in quella giornata particolare fatta di stupidaggini e banalità, che però tocca le corde giuste, in maniera molto delicata, leggera, quasi sfiorando ciò che di più intimo ha lo spettatore, fino a farlo entrare in empatia con il personaggio femminile, che alla fine della giornata spegne tutto, come in segno di resa incondizionata alla propria situazione.
La regia è molto semplice, quasi documentaristica, sempre ad altezza d'uomo: ci sembra di vagare per l'appartamento di Antonietta mentre gli eventi si succedono: di particolare pregio un paio di pianisequenza, su tutti quello iniziale, estremamente lungo, complesso e significativo. In mezzo al film si vedono alcuni stralci da cinegiornali e produzioni varie dell'istituto Luce che ci raccontano quel che è successo quel giorno, con l'arrivo del Fuhrer accolto dal Duce, di come si salutino in maniera impacciata e ridicola, di come il Re, lillipuziano tra gli gnomi, conti meno del bidello di un treno, e di come tutta questa ostentata potenza e ricchezza di Roma e del regno dei due coglioni non sia stato altro che una gigantesca farsa per dimostrare quando si era forti mascherando le proprie debolezze. 
La musica è poca, sempre passata dalla radio, radio che, all'epoca, aveva un grande peso politico-sociale, ma che ancora mancava nella casa dei Tiberi, e allora entra, prepotentemente surclassato dalla radio della portinaia, il giradischi di Emanuele, con la sua "Aranci" di Mario Mariotti che rimane nel cervello dello spettatore anche dopo la visione del film [nel link anche le locandine del film coi tedeschi che si contraddistinguono per il loro cattivo gusto]. A proposito di canzoni quella che canta Antonietta quando viene abbandonata da tutti, modificandola un pò e adattandola alla sua condizione, in realtà uscirà come disco solo nel 1940, anche se all'epoca non era difficile trovare già "in giro" brani che ancora non erano stati pubblicati.
Bello il film, da recuperare l'intera filmografia di Scola, lontani come la peste dalla trasposizione teatrale (bisogna sempre stare attenti quando ci sono marito e moglie nella stessa opera).


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