Gravity (2013) di Alfonso Cuaròn

un film fintoscientifico



Credo di essere l'unico a cui il film non sia piaciuto sulla faccia della terra; o meglio mi è piaciuto, però mi aspettavo qualcosa  in più, forse a causa delle eccessive aspettative che avevo nei confronti del film. La storia è bella (è quella che avevo pensato io vedendo Apollo 13 di Howard): degli astronauti, colpiti da un'ondata di detriti, vengono feriti e rimangono con le strumentazioni danneggiate/limitate, devono riuscire a tornare sulla terra.

Il vero nemico non è la natura, o l'assenza di gravità (come sostengono alcuni) ma è l'uomo, gli oggetti costruiti dall'uomo, la voglia dell'uomo di andare nello spazio. Gli attori son tutti bravissimi, anche se potremmo dire "è bravissima"; ed è la prima volta che la Bullock fa vedere che sa recitare davvero (tutti gli altri suoi film mi sono piaciuti, ma dire che lei sa recitare bene mi sembra esagerato).

La sceneggiatura (dello stesso Cuaròn) è un punto di forza, a parte alcune scene esageratamente melodrammatiche, e alcune al limite della perfezione (come la Bullock che "rinasce" dopo esser arrivata al modulo di salvataggio della ISS). Il film ha una costruzione pro-Oscar:  dalle interviste rilasciate, dalle recensioni entusiastiche di qualsiasi sito, giornale o portale, passando pure per i vari recensori non ufficiali di youtube o blog vari. Sarà forse un'impressione mia sbagliata, lo scopriremo il 2 marzo 2014.

Alcuni dettagli sono "sbagliati", seppur si notano poco all'interno della pellicola:

1. perché la stazione orbitante cinese non viene colpita dalla prima ondata di detriti?

2. come la fa Bullock ad avere i capelli perfettamente in forma nello spazio?

3. l'intimo della Bullock è irreale, ma validissimo all'interno della pellicola.

Un'altra cosa da appuntare: la velocità con cui i corpi si allontanano (qui un video della NASA dove una macchina fotografica ci mette 2 minuti solo per uscire dall'inquadratura).

Il film emoziona, e pure tanto: fa ridere, fa piangere, fa riflettere, spaventa, angoscia, fa venire la nausea; è un circo di emozioni generato dalle immagini, più che dalle parole, più dai "movimenti di macchina" che dalle inquadrature. Ovviamente ogni paragone con 2001 (letto e sentito molto da Venezia in poi) è solo una blasfema bestemmia cinematografica.

A parte "Il pigioniero di Azkaban" non ho visto niente di Cuaròn, e dovrò presto recuperare, perché comunque il ragazzo il suo lavoro lo sa fare, e pure bene [anche se c'è da dire che la post-produzione, durata più di 2 anni, in questo film la fa da padrone]. Il 3D poi mi è sembrato inutile, cioè sarà il mio odio profondo verso questa inutile tecnologia, ma non credo sia riuscito a darmi di più; il film è bello ed emozionante per quel che racconta e per come lo racconta, il 3D non credo possa dare di più.

La lettura filosofico/astrofisico/metafisica non sono riuscito a godermela, a comprenderla a pieno; la fusione tra western e spazio astrale non mi ha colpito particolarmente, non mi ha devastato l'anima dentro, seppur mi è piaciuto in ogni sua singola parte (anche se quella della Bullock che chiede al tizio cinese di far abbaiare il cane è forzatamente melodrammatica). QUI una parte "mancante" del film, girata da Jonas Cuaròn, fratello di Alfonso.

Quando si vede la sicilia mi sono emozionato, e sono stato forse l'unico nella sala ad essersene accorto...


Commenti

ARCHIVIO

Mostra di più