L'arrivo di Wang (2011) dei Manetti Bros.

a volte bisogna dare fiducia ai registi italiani, a volte...




La storia di un interprete (richiamo pollockiano?) che cerca di risolvere un pasticcio internazionale di fiducia e pregiudizio.
I Manetti curano regia, soggetto, sceneggiatura e produzione, tutto ciò perché in italia i film che vengono prodotti son altri, meno male che loro si son creati la società per fare film.
Il montaggio, con la storia di cui veniamo a sapere man mano, non è affatto innovativa, e secondo me poteva anche essere evitata, o fatta tutta insieme, come dei flash veloci, anche perché si capisce il tutto; le ricostruzioni invece, durante l'interrogatorio, sono belle e ben fatte; tutto ciò ricorda vagamente Memento.
L'inizio è lento, ma tutto nel film cresce andando avanti: sorpresa, pathos, ansia, paura, fino al finale, semplicemente geniale. 
Ennio Fantastichini a volte, durante l'interrogatorio, sembra leggere, sperando sia solo un "sembra", è comunque brutto da vedere. La scena poi, dove Curti va in bagno a fumarsi una sigaretta, vorrebbe essere una grande prova tecnica, sia registica che di recitazione, ma è solo una scena vuota e senza senso.
I POV si sprecano, e sono troppi, verso la fine, quello di Wang è, a momenti, fastidioso. 
Improvvisamente una marchetta: ad Amnesty International, così, gratis, senza capirne il perché, e qualche minuto dopo stesso trattamento ad un noto servizio di ricerca numeri telefonici. 
Il genere non è chiaro: parte come fantascientifico e finisce per essere un thriller/drama psicologico, cosa che comunque fastidio non da, anzi rende più interessante l'evolversi della vicenda e dei personaggi, anzi del personaggio (essendo gli altri solo delle macchiette). Il tema del film sembra inizialmente la sfiducia e la paura del diverso, ma, leggendo un pò tra le righe, il vero problema è l'incomunicabilità tra Gaia e Curti, il loro scontrarsi inutilmente, sottraendosi vicendevolmente le forze mostrando il fianco debole al "nemico".
Gli effetti speciali ci sono, e sono ben fatti, semplici ma ben fatti, e, una volta tanto in Italia, fatti da giovani, dalla Palantir Digital Media.
E ora veniamo alle note dolenti: un festival della banalità e dello stereotipo: le donne sono le uniche (almeno quelle bianche) a capire tutto, e gli uomini sono dei bastardi, insensibili e sadici che pensano solo ad eseguire gli ordini e a manifestare la loro superiorità sottomettendo l'altro; per non parlare poi degli alieni, che vengono da lontani universi, con astronavi megagalattiche, e poi non sanno fare le scale (giusto per infilarci un contatto fisico altrimenti inspiegabile). 
Complessivamente il film è ben fatto, le scene dell'interrogatorio sono scorrevoli e trasmettono quel che devono, anche grazie agli attori; stessa cosa dicasi per le scene di "inseguimento" all'interno della base (o qualsiasi altra cosa sia), l'ansia, grazie anche alla camera a mano, sale vertiginosamente. Il finale poi è qualcosa di meraviglioso, che mi mancava tanto nei film di questo tipo.
La dimostrazione che in italia il cinema (di genere) si può fare, e pure bene, se si vuole. 



qui il film completo (finché dura) sul tubo

Commenti

  1. Sono d'accordo quasi su tutto.
    Questo è un piccolo miracolo italiano e mi sembra strano che i ketchupvori non l'abbiano ancora fatto loro.
    Le donne sono superiori, e questo non è uno stereotipo, è la verità.
    Gran finale.

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